lunedì 6 agosto 2007

Voto a S. Rocco. Prefazione

Oggi è una giornata bellissima.
Il sole, il mare, il cielo blu.
La nostra nuova casa, Mario che dorme in camera sua, stanco di una settimana terribile di lavoro…quasi come la mia!
La vita è buffa…una volta toccava a me fare il suo lavoro…è stata la prima vera partita della mia vita.
Adesso, dopo otto anni (tanti ci dividono in età, quella partita la gioca lui, una partita tesa, nervosa, sfiancante, ma anche piena di grandi soddisfazioni, soprattutto sa la vinci…ma anche ogni volta che segni…la partita della Comunicazione della Comunicazione….

E ora siamo qui…otto anni dopo…con tanti ricordi ma anche con tante speranze per il futuro.
E la prima grande vittoria: la nostra casa..quella che tanto volevamo…
La casa del mare, Villa Rosmarino sul monte di Portofino.

Sotto la chiesina di S.Rocco.

Il paesaggio è illuminato da un luce chiara, trasparente, che ti sembra trapanare muri e finestre ed entrare lì, direttamente in casa, solo per te, e trafiggere tutti i problemi, le ansie, le preoccupazioni del mondo.
Quando c’è questa luce, mi passa tutto di testa, il lavoro, gli assilli…e capisco che qui, solo qui, vicino al mio fico, alla mia casa, al mio giardino, solo qui la vita diventa vera.

Il resto…è gioco, o meglio SOGNO, come diceva Calderon de la Barca.

Beh, ma a me tutto sommato giocare piace….
…e siccome mi piace…

Preferisco farlo bene.

Allora….sta per iniziare la terza partita.

La prima, l’ho giocata tanti (…otto) anni fa.
Non sapevo neanche a che gioco si sarebbe giocato.

Ma l’ho capito presto.
Un giorno, mi chiama l’allenatore.
…allora giocavamo con un allenatore diverso…un fanatico delle campane…
Voleva sempre “suonarle” a tutti, e far vedere che la sua squadra era la migliore, in campo e in orchestra.
Veniva da un paesino del Molise, uno di quelli che nessuno conosce, dove al massimo ci fanno la Festa de l’Anduja (o della ‘Ndocciata come un cristiano mi corregge sempre a dire )…o la Sacra te la Purpetta (trascrizione letterale ndr.) , uno di quesi paesini un po’ “ruvidi”, ma veri, sinceri, come un buon vino dalla bottiglia col tappo della Vichi…

…Ma doveva avere un segreto, quel paesino…
Che so, un’acqua miracolosa, un formaggio particolare, un’erba ne la ricotta o una spezia nel pane…quello vero…cafone.

Insomma …doveva esserci qualcosa di strano.
Tant’è….

Vabbè …dicevamo?….ah sì.
La prima partita.

La squadra era eterogenea….un sacco di attaccanti….forse fin troppi.
Uno lungo lungo, uno largo largo, uno bello bello, uno matto matto, uno zitto zitto….e con un anello strano al dito.
Un altro sornione che pareva un grosso coniglio che se la soffia e ride sempre sotto i baffoni…
Un altro che sembrava sempre lì a non fare nulla, ma tant’è…la stampa quando c’era lui in campo parlava sempre bene della nostra squadra…..e in più…mi sa che anche quello veniva dai monti…

Poi un altro caparbio, ruvido, lavoratore indefesso…sempre lì ad allenarsi, sempre lì a lavorarci sopra…neanche fosse stato lui il capitano…o addirittura l’allenatore!

E poi …

E poi c’era lui, il sommo, l’intoccabile, il divino: ILCAPITANOALLENATORECENTRAVANTIDIFENSOREPORTIERE…!!
L’uomo che non sbagliava mai….certamente, almeno, mai per noi.

Insomma…..IL CAPO.

Era una buffa squadra, bianconera, of course….perché se non l’avete capito, ssé trattava ddè ggiocà ar pallone…a quello rotondo….

C’era anche tanto di giornalista/commentatoretelevisivo/suggeritoresedelcaso/amicodellasquadra e fan di tutti noi.

Insomma una squadra di calcio…
Ma a calcio non si gioca in nove…

E allora, siccome era una squadra “moderna”, “politically correct”- come si dice adesso –…..
la squadra, che già contava sul fantasista “ matto matto “, che più che matto matto era anche stato soprannominato “mezzo-mezzo”, con chiaro intendimento alla sua scarsissima morale e al poco rispetto che prestava per le regole costituite di Santa Romana Chiesa in materia di sesso e affini,
la squadra si arricchì di due…udite udite…giocatrici !

Dovevate vederle…mica delle cheer leader, eeeehhhh!, due toste , anzi , tostissime:

La prima, era talmente tosta e si buttava nella mischia con tale ardore che più che a calcio sembrava che giocasse a RUGBY!…in più , era cecata…
Ogni tanto prendeva delle cantonate solenni, a volte sbatteva dritta dritta sul palo della porta…
…e allora…beh, allora il CAPOTANOALLENATORETTUTTOILRESTO, che le voleva bene e voleva tenerla in squadra, le consigliò di mettersi le lenti a contatto, per giocare meglio.
Lei lo fece, ma siccome era un po’ vezzosa e molto orgogliosa, per non far vedere che le portava…se le mise blu….ma di un blu…che era talmente evidente che anche un cieco le avrebbe viste!…

…vabbè…le donne….

L’altra…

L’altra invece era un’emiliana con la chioma rossa da Erinni, una di quelle appena uscita dal gonnonesessantottino per entrare diritta diritta nei suo tailleurdagerarcafascista…di manager.
Aveva sempre il ditino in aria…dovevate vederla…veramente, mi dicono che ancora oggi, ogni tanto, le si alza.
E’ come un riflesso condizionato…ad un certo punto, sul più bello della partita, proprio quando tutti erano concentrati a passarsi la palla per permettere al CAPITANOGIOCATOREALLENATORESOMMOPONTEFICEECCECC di fare gol…lei…si bloccava in mezzo al campo, ferma con una sardina , col duo dito scattato in avanti come a dirti “matulosaicheiolosochetulosaichealloratusiccomeioalloranoi…..”…che palle!!! …o meglio che palla!!!…quella che si perdeva, e un altro la sorpassava rubadogliela, mentre lei era fissa li’ col ditino, e cercava di far gol al posto suo.
Non la sopportava nessuno, in quei momenti.
Ma poi, quando si riaveva…era una stratega di gioco pazzesco…analizzava tutte le tecniche, gli schemi di gioco degli avversari…sapeva stare in difesa, ma ogni tanto passare in attacco…e soprattutto…era infaticabile…indefessa…inarrestabile…vabbè…insomma…era una brava.

E infine…avevamo anche una Guardialinee giocatrice….c’aveva un piccolo problema: era cecata…anche lei….ma cecata cecata!

Stava in fianco, aspettava…ma quando necessario…giocava…e come se giocava !!!!



Erano tutti bravi, loro undici.

Ma non ognuno per sé…tutti insieme.

Giocavano, si divertivano, si difendevano, si sopportavano, si supportavano…come solo una squadra unita sa fare.

C’era anche una riserva.
Uno che aveva cominciato come scopino negli spogliatoi…ma in realtà era l’unico che il calcio, quello vero, ce l’aveva nel sangue.
Aveva iniziato a giocare da professionista…poi…un brutto giorno…un incidente di gioco…e TRAK!
…carriera stroncata.
Ma il calcio gli era rimasto dentro.
Veniva sempre a tutti gli allenamenti, stava lì, osservava, suggeriva..poi…piano piano…qualche partitella qua e là…fino a finalmente essere rimesso in squadra, come riserva…

Ma nella nostra squadra, non in quella dei professionisti…
…in quelli che il calcio è solo un gioco…

Ma gli andava bene. Era contento così…anche se quel mondo..gli mancava.
Appena poteva, ci si rituffava dentro, a cena con gli ex colleghi, le belle donne, la musica, il divertimento….vabbè…mica faceva niente di male…sognava solo un po’.

Insomma …una vera squadretta di quartiere come si deve.
E giocammo la prima partita.Girate pagina…e ve la racconto.

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