lunedì 6 agosto 2007

Voto a San Rocco. La seconda partita

La vita è veramente strana.

Ci sono dei momenti in cui, dopo una lunga lotta contro l’oppressor…ah, no. Quella era un’altra…

Rifo.

Ci sono delle volte che quando hai appena portato a casa una lunga e difficile battaglia…ti sembra di aver vinto la guerra.
Sono i momenti più pericolosi.
La vita certe volte è malandrina, per dirla come diceva mia nonna, sorniona, quasi sadica….non mia nonna,… la vita!

Non ci eravamo neanche rimessi dalla gioia della vittoria della prima partita, che un giorno, un lunedì mattina, ci arriva una telefonata dall’ Allenatoregiocatoreportiereattaccantesupremo che ci convoca tutti, subito, nello spogliatoio.
L’atmosfera, che tutti si aspettavano festosa, era invece cupa, preoccupata, di attesa.
Durante la notte, era successo di tutto.
Il Patron Supremo, possessore dei nostri cartellini calcistici e del nostro cuore di giocatori, aveva deciso di mandare un nuovo consigliere delegato alle sorti della squadra. E si diceva che fosse uno tosto tosto, uno di quegli uomini di ferro che non guardava in faccia a nessuno, una specie di Verypowerfulpresident di quelli che ti fa paura solo a guardarlo, non perché siano tosti loro, ma perché è tosto il biglietto da visita che hanno.

Nella mia vita ne ho conosciuti tanti, così.
Guardano il loro biglietto da visita, lo pesano sulla bilancia, lo mettono in cornice sulla scrivania…insomma…diventano proprio loro stessi il loro biglietto da visita.
I giapponesi sono speciali, in questo: pensano veramente di essere diventati il “santino” che ti cinsegnano in mano, con doveroso rispetto, all’inizio delle riunioni.
In realtà, quelli hanno il medesimo rispetto per il tuo biglietto da visita che per il loro.
Io in squadra con i giapponesi ci ho giocato…è buffo…ti sembra sempre di avere qualcosa da dire tu…alla fine ti accorgi che, nonostante uno strano metodo di allenamento che si chiama “Waiaga”, dove ognuno puo’ cercare di guidare la partita come vuole, perfino il guardialinee, alla fien chi comanda è solo uno: il Mister.

Beh…diciamo che questo invece per i biglietti da visita degli altri non portava rispetto alcuno.
Entro’ nello spogliatoio, dove eravamo tutti schierati e un po’ mogi…e ci comunicò la triste novella: l’allenatoredifensorportiereattaccantesupremo …era passato ad allenare altra squadra.
Da oggi, c’era uno nuovo.

Lo sconcerto era grande.

La domenica successiva avevamo uan partita importante…e non sapevamo cosa fare.
Cosa avrebbe fatto questo ?Avrebbe cambiato la squadra ? L’avrebbe fatta a pezzetti ?

Il cielo non presagiva niente di buono.

Vabbè…è la vita, ci dicemmo.
Ci congedammo dal nostro Vatepadrepadronemaestrocompagno, quello che ci aveva chiamato, amato, voluto, allenato,portato alla vittorio. Il condottier supremo: Radames.

Non fu facile. Lacrime, abbracci, sorrisi di circostanza…ma tant’è…era finita la prima partita.
Ora cominciava la seconda.

E cominciammo ad allenarci con il nuovo.

Devo dire che onestamente fummo tutti colpiti da una cosa: il primo era un burbero fantastico, ombroso, umorale, straordinariamente orso.
Questo invece ci stupiva per i suoi modi gentili, rispettosi, eleganti…all’inizio pensavamo che ci stesse prendendo per il c….

E invece no.
Era un tecnico pazzesco, conosceva tutti gli schemi di gioco, il campionato, le altre squadre…
Uno di quelli che sono sempre stati dietro le quinte…scusate…le porte..e che ha imparato prima sui libri di scuola, a Coverciano, e poi sul campo vero.

Il nostro unico Giocatore Professionista in panchina era esaltato: questo è uno bravo, diceva, …e aveva ragione.
Piano piano ci lasciammo trascinare.
Ci allenammo, riprendemmo in quella settimana la voglia di giocare…di correre.
Non dimenticammo, né dimenticheremo mai, il primo allenatoregiocatoreportiereattaccantesupremo…impossibile togliercelo dai cuori…non foss’altro che era il primo, e straordinario.
Ma questo ci piacque…e ci piacque soprattutto la prima mossa che fece: non cambiare una sola delle persone in campo.

In realtà, adesso che mi viene in mente, piano piano, nel suo stile, un po’ di aggiornamenti e adattamenti li fece…ma come faceva lui, col sorriso sulle labbra, parlando, raccontando, spiegando, dando fiducia, lasciando giocare…tutto uno stile diverso dall’altro.
Ma altrettanto grande.

Ne uscimmo da una settimana di allenamenti ritemprati…riscaldati, di nuovo pronti.

E la partita si rigiocò.

Stavolta ci tocco’ andare in trasferta.
Molti di noi volevano prendere la macchina o l’aereo.

Il fantasista pero’ si impose: lui aveva paura del treno, e costrinse, a forza di rottura di c…, ad andare tutti in treno.
Eh, sì, …il fantasista quando si intestardiva aveva veramente un brutto carattere…era di quelli gentili, questo sì, ma un po’ “pistini” come dice mia mamma, sempre li’ col particolare in mano, sempre li’ a fare anche lui un po’ da maestrino…ma sapete che c’è…tante volte “s’ha da ffà”…
…e quindi ce la fece a convincerli.

Per la verità ovviamente la decisione la prese il nuovo Mister…non è che tutti fossero così d’accordo…
Al bello bello, per esempio, all’inizio la cosa stava veramente sui cosiddetti!

E anche quello bravo bravo, quello che studiava da allenatorecapitano, non è che gli garbasse troppo….in treno…

Vabbè, tant’è che il fantasista ruppe così tanto i cosiddetti che alla fine, un po’ perché in fondo di viaggi se ne intendeva, e anche di organizzazione, un po’ perché aveva sfiancato tutti, si prese il treno.

E partimmo.

Il problema è che ad un certo punto….una mandria di vacche si presentò sulli binari.
Eravamo ormai un bel pezzo fuori Roma, vicino a Viterbo, terra del nostronuovo Mister e anche del Calciatoreprofessionistainpanchina..

Eravamo in mezzo ai campi…
Che fare ?

Dovevamo per forza giocare questa partita…era la partita della vita, pensavamo…

E allora ci venne un’idea.

Dovete sapere che la nostra squadretta era diventata la più forte del campionato dilettanti. Il nostro pubblico ci seguiva ovunque, ci sosteneva, supportava i nostri giocatori e i nostri colori.

Nel frattempo , perché nel treno ci potessero riconoscere meglio, ci eravamo fatti anche delle maglie nuove, tutte a quadretti rosso e blu…una sciccheria…

Allora , fermi li’ come eravamo, al Mister gli venne un’idea.
Tiro’ fuori il telefonino…e tac! Anche se eravamo fermi con le mucche davanti, costrinse tutti, i fan, i supporters…perfino la squadra avversaria, quella con la cheerleader australiana figona, a raggiungerci dove eravamo, nei campi attorno Viterbo…e a gicare la partita li’.

Fu una mossa fantastica !
Quelli erano abituati al loro stadio super tecnologico di San Siro…con l’erbetta corta corta, con i massaggiatori tailandesi.
Quelli giocavano con il sesso, il lusso, le cravatte e le church.

Noi…con le nostre famiglie attorno, ma con il cuore, i sentimenti, il calore…
Ci fu un passa parola…i ragazzini cominciarono a mandarsi milioni di SMS per chiamare i loro amici, le loro fidanzate, i loro parenti alla partita.
E arrivarono in mille, duemila,diecimila..

Molti più fan della nostra squadra che della loro….beh…ci credo…gli aerei privati, lì mica atterravano !

E quindi giocammo, supportati dal più fantastico dei tifi che potessimo mai sperare.
Giocammo segnammo…e vincemmo !

Due partite…due vittorie ! Vabbè…mi sa che adesso faccio una pausa e mi bevo un buon caffè.

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