mercoledì 15 agosto 2007

L'amore al tempo delle balene

L’amore al tempo delle balene.

Siete mai stati a Camogli ?
Tutti vanno a Portofino…a me piace molto di più Camogli.
Mi piace la sua calma d’inverno, le sue case colorate, il pesto e la focaccia al formaggio…e anche quella normale, nel cappuccino o nel caffe’, la mattina.
Sì, avete letto bene. La focaccia nel caffè o nel cappuccino.
I Camoglini lo sanno da sempre…è buonissima.
Ma bisogna amarla. Quando si ama si fanno delle cose che a raccontarle non potresti mai crederci.

Poi, Camogli mi piace perché è un borgo di pescatori, ancora vero, non finto come Portofino, che è bellissimo, ma per turisti americani cui danè.
Camogli ha le sue reti a stendere, la sua pescheria cooperativa con la Marcella che ti dà le ricette, i suoi pescherecci, con nomi altisonanti come la Tecla, tutta dipinta di rosso e blu perché – si sa – qui si è genoani, oltre che genovesi.

A Camogli c’è ancora una delle tre tonnare in esercizio sopravvissute in Italia, dove ogni mattina e ogni sera una barca di pescatori va a far mattanza di ricciole e pesci vari.
Dobbiamo viaggiare fino a Carloforte, in Sardegna, o a Favignana in Sicilia per trovare le altre due.
La notte, il Golfo Paradiso si riempie di luci…tutte le colline sono illuminate di tante lucine delle porte di casa o delle “crose”, le stradine che percorrono in lungo e in largo, in alto e in basso il promontorio di Portofino, sulle cui pendici Camogli è adagiata.

E sotto la chiesa di S.Rocco, a picco sul mare, ogni sera cinque o sei barchette vengono lasciare con le lampare a bordo, accese, per la pesca dei totani.

Lucine che si aggiungono alle lucine del monte….forse per questo si chiama Golfo Paradiso…sembra un cielo stellato.

Beh’ …in tutta ‘sta poesia…oggi me ne tornavo sul mio gozzo Tamarindo, da San Fruttuoso a Camogli, passando per Punta Chiappa…e mi sono venuti in mente i delfini e le balene.
Non perché li abbia visti, oggi…sono rari a vedersi, anche se qui siamo al centro dell’ormai famoso Santuario dei Cetacei, un pezzo del mare Tirreno particolarmente protetto proprio perché non è raro imbattersi in branchi di delfini e anche in qualche balena.

Mi sono venuti in mente perché era una bella giornata ed era un bel pensiero.

A chi non piacciono i delfini e le balene…

Mi ricordo, da piccolo, che sia io che i miei amici passavamo ore davanti alla tele a guardare Flipper, il delfino…e da Cesenatico a Miami gli spettacoli dei delfini che saltano sono sempre pieni di gente, con i bambini impazziti che applaudono.

Applaudono perché sono belli.

Applaudono perché fanno sorridere.

Applaudono perché sono felici.

…o almeno lo sembrano.

Le balene no.

Le balene sono bellissime…ma sono imponenti, fanno un po’ di paura…Capitano Achab e così via, Melville e Orca Assassina ci hanno insegnato a temerle e rispettarle.
Perfino Pinocchio lo fanno mangiare da una balena!

Pero’…in fondo…poi lo sputa fuori…

Ecco, pensavo….l’amore si presenta un po’ come le balene e i delfini.

Nei primi anni dell’adolescenza ( e per molti che restano adolescenti per la vita ) si fa molto spesso come i delfini…si salta, si guizza, si scherza, si ride…si salta di compagno in compagna, di mare in mare…di porto in porto.

Non si vuol sentire ragioni…non si vuol sentirsi intrappolare in una maglia che spesso si scambia per rete…non si vuole dormire mai.

Poi…piano piano..si cresce…a volte anche di stazza oltre che di età, lasciatevelo dire dal sottoscritto…

Si cresce…e si diventa come le balene.
Più schive, più pesanti. Si nuota più a fondo…si riemerge a volte solo per respirare.
Ci si tuffa nel mare dell’amore completamente, nuotando per chilometri e chilometri per accoppiarsi.
Si fanno pochi figli, che si proteggono con la nostra vita e col nostro corpo…
Avete mai visto una balena col suo piccolo in fianco ? Cosa c’è di più emozionante e tenero…un gigantesco animale che protegge, guida e cura con immenso affetto una piccola creatura che gli nuota in fianco.

E avete mai visto quei documentari in cui fanno vedere una balena che ha perso il suo piccolo ?Sono disperate…non si danno pace…piangono e lanciano urli di richiamo strazianti che l’orecchio umano non puo’ sentire ma che gli strumenti moderni riescono a rilevare…il lamento infinito dell’amore spezzato.

Ecco.

Siamo così.

Spesso delfini.

A volte balene.
Sventati e smorfiosi.

Pesanti e pensosi.

Siamo così…dolcemente complicati...come diceva la Mannoia.

Un abbraccio da Camogli…
…stasera…trofie al pesto.

lunedì 6 agosto 2007

L'avevo detto, io....!!!

Allora….un paio d’anni fa mi sono divertito a descrivere cosa dovevano diventare i marchi del gruppo Piaggio.

Lo scritto…recitava così…

Oggi a Camogli il sole non si vuol far vedere.
E’ ancora Agosto, in fondo, anche se abbiamo passato il venti…ancora un po’ di bagni non farebbero male…
E invece…tutti in casa. Fuori piove. Che palle…si sentono solo i rumori dei motorini qua fuori…
Vabbè…caccia il PC e ….VIA…

POSIZIONAMENTO DEI MARCHI DEL GRUPPO

Considerazione di base è che il nostro gruppo non nasce per scelta….ma per caso.
E’ inutile che ce la raccontiamo: i marchi ce li siamo trovati in casa, certo “scelti” dal punto di vista finanziario e contabile, ma non sicuramente dal punto di vista del loro posizionamento…
Eppure, sono marchi di grandissimo valore, a volte….basti pensare a Vespa e a Moto Guzzi…

Sarebbe quindi folle “sminuire” o “non considerare” l’opzione “corretto posizionamento”, (presente e futuro), dei marchi stessi.

Cominciamo a elencarli:

Piaggio
Vespa
Ape
Porter
Gilera
Aprilia
Scarabeo
Derbi
Moto Guzzi
Laverda…


Allora: chi è….PIAGGIO

Piaggio è un marchio storico, rassicurante, che fa parte della tradizione del “far bene azienda” e del “far buoni prodotti”.
E’ rassicurante, amico, direi familiare, affidabile, forse non sempre “alla moda”….ma chi se ne frega, in fondo sa far bene quello che fa e il rapporto qualità prezzo è ottimo.
In più, cosa non da poco….è italiano, “di casa nostra” non solo in Italia, ma almeno in Europa, “fatto da noi” e “per noi”…insomma un buon , sano, economico modo per rispondere alle esigenze di una mobilità moderna, cittadina o sub-urbana, con prodotti che “non ti lasciano mai a piedi” e che “certe volte si lasciano guardare”.
E poi, è il marchio “capo”, il marchio “simbolo”, il marchio “padrone”.
E come tale…non sempre agile e veloce nelle sue scelte (stilistiche e di motorizzazione) ma ponderato e più attento a far la scelta giusta che quella di moda, al valore nel tempo che all’effimero.
Insomma…un buon marito, moderno, divertente…ma non eccessivo, una buona moglie, mamma e compagna…ma non discotecara…questo è Piaggio.

Questo non vuol dire che sia “seduta”, come azienda….anzi! è….ponderata.

Chi è invece VESPA.

Vespa è, come dice il nome stesso, una signorina agile e vezzosa, sempre alla moda perche sempre se stessa, una Claudia Cardinale, incrociata con Alida Valli, con Silvana Mangano…ma per certi versi…anche con Monica Vitti…Sandie Shaw, Jane Fonda,…e perfino con Uma Thurman!
Vi potrei raccontare il perché di ognuna di queste similitudini…ma vi annoierei…

Facciamo un sunto: una moderna, sempre moderna…Sofia Loren.

La chiameremo dunque Sofia.

Sofia è un marchio che ci ha dato sempre grandi soddisfazioni, si è sempre aggiornata e costantemente ringiovanita fin dalla sua nascita, nel ’46. Ancora oggi viene citata ad esempio come pochi altri oggetti cult di design e tendenza, che ancora vendono e stravedono…la Vespa, le poltrone di Le Corbusier di Cassina, la lampada Tizio di Sapper, il lettino di Mies Van del Rohe, la poltrona Sacco o la poltrona Uovo di Bonacina…tutti classici del design che ancora oggi vendono milioni di pezzi, continuamente aggiornandosi ma restando fedeli a se stessi.
Ma il cuore le si è aggiornato…oggi sfoggia fino a 250cc e un’iniezione elettronica.

In sostanza, Vespa è marchio storico, moderno nel suo senso più vero (cioè sempre attuale) legato al vissuto di questa nazione e protagonista dei suoi tempi, dalla nascita, al boom economico, al cinema degli anni 60, 70, (0….e ancora 90 e 2000, con il prossimo film di Nicole Kidman in uscita nelle sale in ottobre, tutto girato a New York su una Vespa.

E poi Vespa è Italia, design, romanticismo, calore….in una parola “FANTASIA”. Vespa è Fantasia….fantasia nel design, nei colori, nel nome, nella sua storia.
E’ per questo che va riproposta sempre nuova e diversa, ma uguale a se stessa…con la possibilità di scegliere tra tanti colori,accessori,allestimenti e conformazioni diverse….perché ognuno abbia la possibilità di possedere il “suo”mito, la “sua” Sofia!…


Chi è APE…

Ape è ….una Vespa più grossa !

Vespa ci porti la “morosa”….Ape…ci porti la spesa!
Ape ti aiuta, ti è vicina, ti porta dappertutto e porta con se’ cio’ che tu vuoi…dappertutto, sulle difficili strade di questa disastrata ma fantastica Italia, sui campi, nelle stradine dei borghi toscani e sulle vette delle alpi Liguri, sulle spiagge della riviera romagnola ed in mezzo ai trulli del nostro tallone…in mezzo ai Nuraghi della Barbagia e sulle strade assolate delle colline barocche Ragusane…

…L’Ape…anzi…La LAPA, come la chiamano a Modica…

E la sua stessa forza, la fa essere così vitale in India…e perché no, in futuro in Cina, nel resto dell’Asia e in Africa…

Ma c’è un altro target per la Lapa…uno che non sospetteresti: la sciura Milanese, la madama Romana, la madmin Torinese, la contessa Napoletana e la principessa Palermitana…

Loro, e le loro case di Camogli e Portofino,di Ansedonia e Capalbio, del Sestriere e Bardonecchia, di Capri e del Cilento, di Mondello e Cefalu’.

Tutte case fantastiche, con grandi prati, e supermercati lontani, e olio da trasportare per la Mimma, la Cicci e la Titti, e vino “della nostra vigna” per il Carlo, zio Gigi e nonna Clara…

Tutte case difficili, in posti a volte isolati…dove solo la Lapa arriva…
Già la usano, pensare…ma se gliela faremo rossa gialla verde blu, con gli interni colorati, una decorazione più carina..insomma una vetturetta un po’ snob…ma molto utile….sapete quante ne vendiamo….e così poi non si sentirebbe più la sorella grassa della Sofia…una bella Stefania (Sandrelli) in carne…non fa schifo a nessuno !…pensiamoci…

Posizionamento chiaro quindi: il veicolo per chi deve lavorare tutti i giorni ( o pretende di farlo ) in situazioni anche difficili, agile, fedele, affidabile…ma anche simpatico e alternativo.

Insomma…zia del PORTER.

Due righe anche su di lui…ma due direi che bastano: a la Lapa…fatta maschietto…senza il cotè frivolo.
In più , economico nella sua categoria.

…e veniamo alla GILERA.

Quanta storia sotto questo marchio di Milano…gare, piloti, italianità….l’Alfa Romeo delle moto…non fosse altro che è rosso-nera (scusa Rocco…ma tant’è….) , Milanese e con lo spirito corsaiolo…
Il tutto, oggi, dentro degli scooter.
Ma non degli scooter normali…non dei freddi SH, dei modaioli Scarabeo e degli affidabili Liberty…no…niente di tutto questo: Galera fa gli scooter…con la moto dentro!
Assetto, grafiche,motoristica…insomma moto in tutto tranne che nella scocca e nella carrozzeria.
Posizionamento già fatto….e differenziante.

Passiamo allora all’ex competitor…l’APRILIA.

Qui bisogna dividere un due …marchio Aprilia cos’è oggi e cosa dovrà essere domani.
Oggi Aprilia è tutto, con una gamma che va dai cinquantini alle 1000 e passa, dagli scooter alle stradali alle naked…passando per scooteroni e varie.

Beh…io credo che non si possa che concordare con chi dice che….c’è un po’ troppo.
Allora…continuiamo a venderle, per ora, ma ricordiamoci che fra un po’….:

APRILIA potrebbe rappresentare le moto, alternative, nuove, intriganti, di grande ricerca stilistica e tecnologica, sempre all’avanguardia e un po’ dissacranti, con un marchio “avanti”, alla Diesel, alla Nike, alla ….boh…perché no ? alla Aprilia!

Scarabeo potrebbe essere il marchio degli scooter “fighi”, di design e tendenza, belli, fatti per piacere e soddisfare il proprio ego…dai piccoli ai più grandi, dal 50 a …perché no…500.

Vedo un po’ meno bene il futuro di Atlantic e di Sport City, contro un marchio come il futuro Gilera…boh….pensiamoci.

SCARABEO…l’abbiamo detto…un po’ quello che Vespa è per Piaggio, ma più trendy, meno mito, più moda meno lusso, più oggi, meno storia.
Insomma…non si cannibalizzeranno.


DERBI.

E’ il marchio dove si fa più fatica ( anche perché lo conosco meno )…mi verrebbe da definirlo…l’Aprilietta del domani…nel senso che Derbi fa le moto che Aprilia non fa o per cui non è particolarmente famosa, le moto piccole, da 50 a 300 e oltre di cilindrata, ma moto…gli scooter sono solo un’aggiunta.
E allora…proposta balzana…perché non mettere insieme Aprilia e Derbi ?
Range MOTO completo, posizionamento giovane, alternativo, tecnologico, corsaiolo ed un po’ esibizionista…insomma…le moto che si fanno vedere.
Boh….aaaa…ripensiamoci.


MOTO GUZZI.

Vabbè …qua ci stiamo.
La grande moto italiana.
La Maserati delle moto (non la Ferrari, c’è molto più blasone qui….)
La storia, Mandello, le gare, la polizia americana, i Corazzieri…
E poi ancora i patiti del marchio, l’amore ossessivo per la propria Guzzi, la relazione intima tra uomo e moto.
Insomma: Moto Guzzi…una storia importante.


Vabbe’…basta che le facciamo che funzionano….



Infine LAVERDA

….non lo so. Non lo conosco.
Mi sembra solo un peccato che stia là sotto a dormire.
Un marchio addormentato perde di grinta, di voce, di VALORE.
Che so, continuiamo a produrre le repliche, manteniamolo vivo…
Boh…forse sbaglio. In fondo non ne so abbastanza.

Finito , direi….finito.

Almeno adesso sappiamo di cosa parliamo.

Voto a San Rocco. La seconda partita

La vita è veramente strana.

Ci sono dei momenti in cui, dopo una lunga lotta contro l’oppressor…ah, no. Quella era un’altra…

Rifo.

Ci sono delle volte che quando hai appena portato a casa una lunga e difficile battaglia…ti sembra di aver vinto la guerra.
Sono i momenti più pericolosi.
La vita certe volte è malandrina, per dirla come diceva mia nonna, sorniona, quasi sadica….non mia nonna,… la vita!

Non ci eravamo neanche rimessi dalla gioia della vittoria della prima partita, che un giorno, un lunedì mattina, ci arriva una telefonata dall’ Allenatoregiocatoreportiereattaccantesupremo che ci convoca tutti, subito, nello spogliatoio.
L’atmosfera, che tutti si aspettavano festosa, era invece cupa, preoccupata, di attesa.
Durante la notte, era successo di tutto.
Il Patron Supremo, possessore dei nostri cartellini calcistici e del nostro cuore di giocatori, aveva deciso di mandare un nuovo consigliere delegato alle sorti della squadra. E si diceva che fosse uno tosto tosto, uno di quegli uomini di ferro che non guardava in faccia a nessuno, una specie di Verypowerfulpresident di quelli che ti fa paura solo a guardarlo, non perché siano tosti loro, ma perché è tosto il biglietto da visita che hanno.

Nella mia vita ne ho conosciuti tanti, così.
Guardano il loro biglietto da visita, lo pesano sulla bilancia, lo mettono in cornice sulla scrivania…insomma…diventano proprio loro stessi il loro biglietto da visita.
I giapponesi sono speciali, in questo: pensano veramente di essere diventati il “santino” che ti cinsegnano in mano, con doveroso rispetto, all’inizio delle riunioni.
In realtà, quelli hanno il medesimo rispetto per il tuo biglietto da visita che per il loro.
Io in squadra con i giapponesi ci ho giocato…è buffo…ti sembra sempre di avere qualcosa da dire tu…alla fine ti accorgi che, nonostante uno strano metodo di allenamento che si chiama “Waiaga”, dove ognuno puo’ cercare di guidare la partita come vuole, perfino il guardialinee, alla fien chi comanda è solo uno: il Mister.

Beh…diciamo che questo invece per i biglietti da visita degli altri non portava rispetto alcuno.
Entro’ nello spogliatoio, dove eravamo tutti schierati e un po’ mogi…e ci comunicò la triste novella: l’allenatoredifensorportiereattaccantesupremo …era passato ad allenare altra squadra.
Da oggi, c’era uno nuovo.

Lo sconcerto era grande.

La domenica successiva avevamo uan partita importante…e non sapevamo cosa fare.
Cosa avrebbe fatto questo ?Avrebbe cambiato la squadra ? L’avrebbe fatta a pezzetti ?

Il cielo non presagiva niente di buono.

Vabbè…è la vita, ci dicemmo.
Ci congedammo dal nostro Vatepadrepadronemaestrocompagno, quello che ci aveva chiamato, amato, voluto, allenato,portato alla vittorio. Il condottier supremo: Radames.

Non fu facile. Lacrime, abbracci, sorrisi di circostanza…ma tant’è…era finita la prima partita.
Ora cominciava la seconda.

E cominciammo ad allenarci con il nuovo.

Devo dire che onestamente fummo tutti colpiti da una cosa: il primo era un burbero fantastico, ombroso, umorale, straordinariamente orso.
Questo invece ci stupiva per i suoi modi gentili, rispettosi, eleganti…all’inizio pensavamo che ci stesse prendendo per il c….

E invece no.
Era un tecnico pazzesco, conosceva tutti gli schemi di gioco, il campionato, le altre squadre…
Uno di quelli che sono sempre stati dietro le quinte…scusate…le porte..e che ha imparato prima sui libri di scuola, a Coverciano, e poi sul campo vero.

Il nostro unico Giocatore Professionista in panchina era esaltato: questo è uno bravo, diceva, …e aveva ragione.
Piano piano ci lasciammo trascinare.
Ci allenammo, riprendemmo in quella settimana la voglia di giocare…di correre.
Non dimenticammo, né dimenticheremo mai, il primo allenatoregiocatoreportiereattaccantesupremo…impossibile togliercelo dai cuori…non foss’altro che era il primo, e straordinario.
Ma questo ci piacque…e ci piacque soprattutto la prima mossa che fece: non cambiare una sola delle persone in campo.

In realtà, adesso che mi viene in mente, piano piano, nel suo stile, un po’ di aggiornamenti e adattamenti li fece…ma come faceva lui, col sorriso sulle labbra, parlando, raccontando, spiegando, dando fiducia, lasciando giocare…tutto uno stile diverso dall’altro.
Ma altrettanto grande.

Ne uscimmo da una settimana di allenamenti ritemprati…riscaldati, di nuovo pronti.

E la partita si rigiocò.

Stavolta ci tocco’ andare in trasferta.
Molti di noi volevano prendere la macchina o l’aereo.

Il fantasista pero’ si impose: lui aveva paura del treno, e costrinse, a forza di rottura di c…, ad andare tutti in treno.
Eh, sì, …il fantasista quando si intestardiva aveva veramente un brutto carattere…era di quelli gentili, questo sì, ma un po’ “pistini” come dice mia mamma, sempre li’ col particolare in mano, sempre li’ a fare anche lui un po’ da maestrino…ma sapete che c’è…tante volte “s’ha da ffà”…
…e quindi ce la fece a convincerli.

Per la verità ovviamente la decisione la prese il nuovo Mister…non è che tutti fossero così d’accordo…
Al bello bello, per esempio, all’inizio la cosa stava veramente sui cosiddetti!

E anche quello bravo bravo, quello che studiava da allenatorecapitano, non è che gli garbasse troppo….in treno…

Vabbè, tant’è che il fantasista ruppe così tanto i cosiddetti che alla fine, un po’ perché in fondo di viaggi se ne intendeva, e anche di organizzazione, un po’ perché aveva sfiancato tutti, si prese il treno.

E partimmo.

Il problema è che ad un certo punto….una mandria di vacche si presentò sulli binari.
Eravamo ormai un bel pezzo fuori Roma, vicino a Viterbo, terra del nostronuovo Mister e anche del Calciatoreprofessionistainpanchina..

Eravamo in mezzo ai campi…
Che fare ?

Dovevamo per forza giocare questa partita…era la partita della vita, pensavamo…

E allora ci venne un’idea.

Dovete sapere che la nostra squadretta era diventata la più forte del campionato dilettanti. Il nostro pubblico ci seguiva ovunque, ci sosteneva, supportava i nostri giocatori e i nostri colori.

Nel frattempo , perché nel treno ci potessero riconoscere meglio, ci eravamo fatti anche delle maglie nuove, tutte a quadretti rosso e blu…una sciccheria…

Allora , fermi li’ come eravamo, al Mister gli venne un’idea.
Tiro’ fuori il telefonino…e tac! Anche se eravamo fermi con le mucche davanti, costrinse tutti, i fan, i supporters…perfino la squadra avversaria, quella con la cheerleader australiana figona, a raggiungerci dove eravamo, nei campi attorno Viterbo…e a gicare la partita li’.

Fu una mossa fantastica !
Quelli erano abituati al loro stadio super tecnologico di San Siro…con l’erbetta corta corta, con i massaggiatori tailandesi.
Quelli giocavano con il sesso, il lusso, le cravatte e le church.

Noi…con le nostre famiglie attorno, ma con il cuore, i sentimenti, il calore…
Ci fu un passa parola…i ragazzini cominciarono a mandarsi milioni di SMS per chiamare i loro amici, le loro fidanzate, i loro parenti alla partita.
E arrivarono in mille, duemila,diecimila..

Molti più fan della nostra squadra che della loro….beh…ci credo…gli aerei privati, lì mica atterravano !

E quindi giocammo, supportati dal più fantastico dei tifi che potessimo mai sperare.
Giocammo segnammo…e vincemmo !

Due partite…due vittorie ! Vabbè…mi sa che adesso faccio una pausa e mi bevo un buon caffè.

Voto a San Rocco. La prima partita

E’ difficile per me raccontare la prima partita senza cadere un po’ nella commozione.
Quando non hai mai giocato a questo livello, e ti trovi di colpo in campo con dei professionisti/dilettanti allo sbaraglio come eravamo noi, beh…è veramente entusiasmante.
Giocavamo ad un gioco nuovo, una derivazione del gioco del calcio originale, ma molto più veloce, molto più MOBILE, un gioco tutto nuovo.

Era stata un’intuizione geniale….come il calcetto giocato a sette…cambiare leggermente le regole del gioco per rendere il terreno di gioco più piccolo, il gioco stesso più snello, la palla più veloce.

E la palla correva in campo come non mai….All’inizio addirittura dovemmo giocare da soli…le regole erano nuove, nessuno degli altri le conosceva. Ma il pubblico arrivava a vederci, correva numeroso e pagava il biglietto. Lo stadio si riempiva sempre di più, ed era ovvio che prima o poi qualcuno sarebbe sceso in campo a contenderci il favore del pubblico e a dividere i fans.

E arrivo’. Ce l’aspettavamo…

Noi eravamo una squadretta di dilettanti de’ borgata, come vi raccontavo, organizzata alla bell’e meglio, un po’ sgangherata nei modi, ma con una sana e sincera passione per la palla.
La palla era tutto…prenderla , giocarla, passarla…non era importante chi facesse gol….l’importante era farlo !
E allora, la discesa in campo di un avversario come si deve non poteva che renderci più agguerriti, ma felici…

Vedete, al contrario del gioco del calcio tradizionale, dove per anni ed anni la concorrenza in campo era stata vista come un’eresia, noi invece eravamo nati con la voglio di lottare contro avversari agguerriti, di vincere con l’astuzia e la competenza, ma contro avversari veri, formati, allenati, non contro il nulla istituzionale…

E l’avversario, dicevo, arrivo’.
Molto più “figo” di noi!

Aveva le magliette nuove nuove, gli spogliatoi ripuliti, la squadra giovane e scattante…insomma..tutto nuovo e tutto bello.
Volevano “cambiare il mondo”! Erano organizzati come gli americani, con tanto di manager, allenatore…sponsor…
Lo sponsor era un’azienda di computers…gli dava un sacco di soldi all’anno…
Gli pagava anche la cheer-leader mascotte, una stangona australiana…che per un po’ ho pensato perfino fosse la mossa giusta farla “scendere in campo”…
Tra i miei compagni di gioco, infatti, si era rimasti un po’ imbesuiti davanti a tanta bellezza: il pingone lungo lungo, che era poi di Milano e molto sensibile all’oggetto femmina, si fermava per ore ed ore a guardarla mentre eravamo in campo…così gli altri gli rubavano la palla e ci voleva del buono a riprenderla !
Anche il nostro bello-bello, che pur non era milanese, ma umbro, pur sapendo di essere il”più bello del reame” non era insensibile alla stangona australiana…ma a calcio lui sì che era una bomba !

Ah, perché – dimenticavo – gli altri erano milanesi, come pure il loro pubblico.

Un pubblico fatto come loro, a loro misura: fighettini bocconiani, tutti leccatini e modernastri, di quelli che parlano di figa, scusate, e soldi…

Noi…noi eravamo ‘na squadretta de borgata, con la famiglia appresso.
I nostri fan, il nostro pubblico veniva coi panetti in saccoccia…e forse anche il fiasco de vino, ma con tanto affetto.
Era un pubblico fatto di fratelli, cognati, la figlia della portinaia, il cugino Luciano, insomma un pubblico vero e sincero…come un buon vino.

I nostri valori erano forse diversi dai loro….: famiglia, affetti, relazione, amore…ma una cosa avevamo in comune: la voglia di vincere.

I nostri tifosi arrivavano in treno, i loro in supermacchine decappottabili guidate da figoni spaziali.

Ma non divaghiamo….avevamo entrambi voglia di giocare….e allora giocammo.

Noi ci facemmo delle maglie rosse e blu. Bianconere, le avremmo volute…ma non si poteva…c’erano già. E poi bianco e nero non ci avrebbero visto da lontano. Rosso e blu sì.
Fu il fantasista estroso, quello che non rispettava i canoni di Santa Romana Chiesa, a proporlo…
E subito la squadra li fece suoi, quei colori. Anche perché gli altri avevano scelto il verde, da bravi paraceli, il verde speranza, il verde futuro….ma anche il verde colore dello sponsor…nonché del Dollaro !

Noi invece eravamo rossi come la passione e blu come il mare o come gli occhi della nostra giocatrice / lenteacontattata.

E giocammo.
La partita fu dura, tosta tosta, senza intervalli.
Si segno’ da una parte e dall’altra, novanta interminabili minuti, forse la partita più bella ed entusiasmante che noi tutti avessimo mai giocato….certo la prima. Ce la ricordiamo ancora tutti.

E vincemmo. Vincemmo alla stragrande, il cuore contro i soldi, gli affetti contro il sesso, la famiglia contro …contro qualsiasi cosa.

Fu una vittoria sonora, tre a uno…
Ma anche loro, devo dire, in campo si comportarono bene. Onore ai vinti…avevano dimostrato di saperci fare.

Unica cosa…capirono che avevano sbagliato colori…mollarono il verde e presero il rosso…ma non perché ne fossero convinti, ma perché la squadra passo’ di mano e il nuovo sponsor volle così…
Ma qui…siamo già nelle prossime partite…


La prima delle mie…finisce qui.

Voto a S. Rocco. Prefazione

Oggi è una giornata bellissima.
Il sole, il mare, il cielo blu.
La nostra nuova casa, Mario che dorme in camera sua, stanco di una settimana terribile di lavoro…quasi come la mia!
La vita è buffa…una volta toccava a me fare il suo lavoro…è stata la prima vera partita della mia vita.
Adesso, dopo otto anni (tanti ci dividono in età, quella partita la gioca lui, una partita tesa, nervosa, sfiancante, ma anche piena di grandi soddisfazioni, soprattutto sa la vinci…ma anche ogni volta che segni…la partita della Comunicazione della Comunicazione….

E ora siamo qui…otto anni dopo…con tanti ricordi ma anche con tante speranze per il futuro.
E la prima grande vittoria: la nostra casa..quella che tanto volevamo…
La casa del mare, Villa Rosmarino sul monte di Portofino.

Sotto la chiesina di S.Rocco.

Il paesaggio è illuminato da un luce chiara, trasparente, che ti sembra trapanare muri e finestre ed entrare lì, direttamente in casa, solo per te, e trafiggere tutti i problemi, le ansie, le preoccupazioni del mondo.
Quando c’è questa luce, mi passa tutto di testa, il lavoro, gli assilli…e capisco che qui, solo qui, vicino al mio fico, alla mia casa, al mio giardino, solo qui la vita diventa vera.

Il resto…è gioco, o meglio SOGNO, come diceva Calderon de la Barca.

Beh, ma a me tutto sommato giocare piace….
…e siccome mi piace…

Preferisco farlo bene.

Allora….sta per iniziare la terza partita.

La prima, l’ho giocata tanti (…otto) anni fa.
Non sapevo neanche a che gioco si sarebbe giocato.

Ma l’ho capito presto.
Un giorno, mi chiama l’allenatore.
…allora giocavamo con un allenatore diverso…un fanatico delle campane…
Voleva sempre “suonarle” a tutti, e far vedere che la sua squadra era la migliore, in campo e in orchestra.
Veniva da un paesino del Molise, uno di quelli che nessuno conosce, dove al massimo ci fanno la Festa de l’Anduja (o della ‘Ndocciata come un cristiano mi corregge sempre a dire )…o la Sacra te la Purpetta (trascrizione letterale ndr.) , uno di quesi paesini un po’ “ruvidi”, ma veri, sinceri, come un buon vino dalla bottiglia col tappo della Vichi…

…Ma doveva avere un segreto, quel paesino…
Che so, un’acqua miracolosa, un formaggio particolare, un’erba ne la ricotta o una spezia nel pane…quello vero…cafone.

Insomma …doveva esserci qualcosa di strano.
Tant’è….

Vabbè …dicevamo?….ah sì.
La prima partita.

La squadra era eterogenea….un sacco di attaccanti….forse fin troppi.
Uno lungo lungo, uno largo largo, uno bello bello, uno matto matto, uno zitto zitto….e con un anello strano al dito.
Un altro sornione che pareva un grosso coniglio che se la soffia e ride sempre sotto i baffoni…
Un altro che sembrava sempre lì a non fare nulla, ma tant’è…la stampa quando c’era lui in campo parlava sempre bene della nostra squadra…..e in più…mi sa che anche quello veniva dai monti…

Poi un altro caparbio, ruvido, lavoratore indefesso…sempre lì ad allenarsi, sempre lì a lavorarci sopra…neanche fosse stato lui il capitano…o addirittura l’allenatore!

E poi …

E poi c’era lui, il sommo, l’intoccabile, il divino: ILCAPITANOALLENATORECENTRAVANTIDIFENSOREPORTIERE…!!
L’uomo che non sbagliava mai….certamente, almeno, mai per noi.

Insomma…..IL CAPO.

Era una buffa squadra, bianconera, of course….perché se non l’avete capito, ssé trattava ddè ggiocà ar pallone…a quello rotondo….

C’era anche tanto di giornalista/commentatoretelevisivo/suggeritoresedelcaso/amicodellasquadra e fan di tutti noi.

Insomma una squadra di calcio…
Ma a calcio non si gioca in nove…

E allora, siccome era una squadra “moderna”, “politically correct”- come si dice adesso –…..
la squadra, che già contava sul fantasista “ matto matto “, che più che matto matto era anche stato soprannominato “mezzo-mezzo”, con chiaro intendimento alla sua scarsissima morale e al poco rispetto che prestava per le regole costituite di Santa Romana Chiesa in materia di sesso e affini,
la squadra si arricchì di due…udite udite…giocatrici !

Dovevate vederle…mica delle cheer leader, eeeehhhh!, due toste , anzi , tostissime:

La prima, era talmente tosta e si buttava nella mischia con tale ardore che più che a calcio sembrava che giocasse a RUGBY!…in più , era cecata…
Ogni tanto prendeva delle cantonate solenni, a volte sbatteva dritta dritta sul palo della porta…
…e allora…beh, allora il CAPOTANOALLENATORETTUTTOILRESTO, che le voleva bene e voleva tenerla in squadra, le consigliò di mettersi le lenti a contatto, per giocare meglio.
Lei lo fece, ma siccome era un po’ vezzosa e molto orgogliosa, per non far vedere che le portava…se le mise blu….ma di un blu…che era talmente evidente che anche un cieco le avrebbe viste!…

…vabbè…le donne….

L’altra…

L’altra invece era un’emiliana con la chioma rossa da Erinni, una di quelle appena uscita dal gonnonesessantottino per entrare diritta diritta nei suo tailleurdagerarcafascista…di manager.
Aveva sempre il ditino in aria…dovevate vederla…veramente, mi dicono che ancora oggi, ogni tanto, le si alza.
E’ come un riflesso condizionato…ad un certo punto, sul più bello della partita, proprio quando tutti erano concentrati a passarsi la palla per permettere al CAPITANOGIOCATOREALLENATORESOMMOPONTEFICEECCECC di fare gol…lei…si bloccava in mezzo al campo, ferma con una sardina , col duo dito scattato in avanti come a dirti “matulosaicheiolosochetulosaichealloratusiccomeioalloranoi…..”…che palle!!! …o meglio che palla!!!…quella che si perdeva, e un altro la sorpassava rubadogliela, mentre lei era fissa li’ col ditino, e cercava di far gol al posto suo.
Non la sopportava nessuno, in quei momenti.
Ma poi, quando si riaveva…era una stratega di gioco pazzesco…analizzava tutte le tecniche, gli schemi di gioco degli avversari…sapeva stare in difesa, ma ogni tanto passare in attacco…e soprattutto…era infaticabile…indefessa…inarrestabile…vabbè…insomma…era una brava.

E infine…avevamo anche una Guardialinee giocatrice….c’aveva un piccolo problema: era cecata…anche lei….ma cecata cecata!

Stava in fianco, aspettava…ma quando necessario…giocava…e come se giocava !!!!



Erano tutti bravi, loro undici.

Ma non ognuno per sé…tutti insieme.

Giocavano, si divertivano, si difendevano, si sopportavano, si supportavano…come solo una squadra unita sa fare.

C’era anche una riserva.
Uno che aveva cominciato come scopino negli spogliatoi…ma in realtà era l’unico che il calcio, quello vero, ce l’aveva nel sangue.
Aveva iniziato a giocare da professionista…poi…un brutto giorno…un incidente di gioco…e TRAK!
…carriera stroncata.
Ma il calcio gli era rimasto dentro.
Veniva sempre a tutti gli allenamenti, stava lì, osservava, suggeriva..poi…piano piano…qualche partitella qua e là…fino a finalmente essere rimesso in squadra, come riserva…

Ma nella nostra squadra, non in quella dei professionisti…
…in quelli che il calcio è solo un gioco…

Ma gli andava bene. Era contento così…anche se quel mondo..gli mancava.
Appena poteva, ci si rituffava dentro, a cena con gli ex colleghi, le belle donne, la musica, il divertimento….vabbè…mica faceva niente di male…sognava solo un po’.

Insomma …una vera squadretta di quartiere come si deve.
E giocammo la prima partita.Girate pagina…e ve la racconto.

Abbasso la SQUOLA !!

Io odiavo andare a scuola.
Non perché non fossi bravo.
Mi pensavano tutti un secchione….
Invece…io odiavo andare a scuola.

Entrare ogni giorno in classe, con il “dovere” della cultura nello zainetto era proprio una cosa che non mi andava giù.
Poi, siccome ero mediamente intelligente, la giornata passava.
Unico inconveniente…mi cuccavano sempre per primo alle interrogazioni. Perché ?Perché la Prof non aveva niente di meglio da fare che “partire dal fondo” del registro di classe…e Zac!…o meglio…Zen…drini!…e toccava a me.

Poi, per il resto del tempo, me la spassavo.
Avevo bei voti…ma in realtà da un’interrogazione all’altra…non studiavo quasi per nulla.
Vero è che nei compiti in classe andavo bene…e anche in quelli a casa. Li facevo per me…e anche per quelli un po’ zucconi e capre. A casa mia eravamo sempre almeno in dieci, il pomeriggio.
Si facevano i compiti, e già allora facevo un po’ di pierre…visto che mi veniva facile.
Le “pierre” consistevano nel fare anche il lavoro per gli altri…sia a casa..che in classe.
Durante il compito di Italiano, visto che in genere il tema lo facevo direttamente in bella, mi restavano quell’ora a mezza per farne almeno altri due o tre.
Il difficile era farli “benemanontroppo”, senno’ la profe ci cuccava.
E così, anche se passavo per secchione, non stavo sui cosiddetti al gruppetto degli “sgrausi” e mi portavano fuori con loro la sera e il fine settimana.

Avevo avuto un maestro straordinario, alle elementari, uno di quelli che così non ne fanno più.
Si chiamava Maestrozavarise, tutto attaccato , perché a quell’età i nomi li dici così: il Maestrozavarise, la Maestrabianchi, la Bidellamarcella, eccetera eccetera.

Il Maestrozavarise era un’uomo straordinario.
Le sue lezioni non erano mai basate sul libro di testo ma sulla vita vera.
Si andava in giardino a scoprire gli animali, in montagna a scoprire gli alberi, a casa sua sul lago di Garda a scoprire i fiori, sulle Prealpi venete a conoscere i funghi, e così via.
Forse non saremmo stati preparati alla fine dell’anno…sicuramente saremmo stati preparati alla vita.

Ecco, tranne rari casi…questi insegnanti, questi professori non ci sono più.
Io mi sa che mi sono stufato di sentir parlare di “poveri professori”, di “poveri insegnanti”, di “oddio adesso mi tocca anche compilare il foglio dei debiti formativi”, di “oddio adesso ci tocca anche fare il doposcuola.
Mi sono stufato. Perchè ? gli altri non lo devono fare ?
Come degli statali, parlano come i peggiori degli statali.

Insomma: tre o quattro mesi di vacanza all’anno…si lavora solo di mattina…ci si aggiorna il minimo indispensabile…si sta a casa in malattia quando serve....non gli basta ?

Basta.
Certo, non tutti sono così…ma basta dare scuse alla scuola.
La scuola è un’istituzione BASILARE.
Un esempio di vita.
Se non siamo stati indirizzati in maniera giusta da piccoli non diventeremo mai grandi da grandi.

Le possibilità ormai ci sono…certo…ci vuole voglia.

Dobbiamo saper premiare i volonterosi, tra il corpo insegnante, pagarli ben di più, dare loro la possibilità di ampliare le loro visioni e le loro responsabilità, mettere loro a disposizione più strumenti....insomma...permettergli di essere ORGOGLIOSI dello straordinario lavoro che fanno.
Oggi, sechiedete a uno cosa fa, si vergogna di dire che fa l'insegnante. Ma vi sembra logico ?

E al tempo stesso, cacciare gli scansafatiche, lasciare a casa i pelandroni, evitare che i nostri giovani arrivino impreparati alla soglia del lavoro e della vita vera.

E’ impossibile ?
Non credo.
Si puo’ fare nelle aziende private e nelle Università…perché non nella scuola dell’ordine e nelle Superiori ?
Certo…dovremo cambiare il sistema che regola stipendi e premi degli insegnanti, istituire dei seri organismi di valutazione degli stessi, e soprattutto….abolire le clientele.

Impossibile in Italia ?

Non so.
Non credo.
Non voglio.

Stupidoèchistupidofa.

domenica 29 luglio 2007

Egoisticamente Intelligenti

Ego e intelligenza.

Mi sono spesso domandato perché anche grandi uomini, grandi statisti, grandi manager a volte “cadono” sotto la tentazione di una gonnella.

Voi direte…argomento pesante!…argomento colto….!
Ebbene, mi sa che così in realtà è.
Mi sa che l’argomento non è “leggero” per nulla, se mi vorrete seguire e capire.

Esistono due grandi spinte, nella mente di un uomo.
La prima è una spinta razionale, profonda, didascalica ma anche creativa, al tempo stesso.
Una spinta che li fa scegliere questa o quella strada, che li fa prendere questa o quella decisione, che li fa “sterzare” la direzione di guida di una famiglia, un’azienda, un partito, verso questa o quella meta.
Questa spinta, che è fatta certo, come molti ormai teorizzano, di emotività…è la spinta dell’INTELLIGENZA.

E’ una spinta che tutti osanniamo, che tutti cerchiamo di riconoscere, che tutti teorizziamo.
E’ la spinta che manda avanti il mondo che vorremmo, quello delle idee, della crescita secondo gli ideali, quello del futuro dei figli, delle imprese, dei governi, del mondo.

La seconda è una spinta totalmente irrazionale, anch’essa profondissima, istintiva…direi quasi bestiale.
Una spinta che fa mettere gli uomini in mostra, sia essa in famiglia, tra gli amici, in ufficio o in politica.
Una spinta che li fa scegliere questo o quel palcoscenico matrimoniale, imprenditoriale o politico, che li fa teorizzare discorsi, pensieri …e portarli all’azione.
E’ una spinta fatta di naso, di valutazione del se’…a volte di supponenza…e perfino di arroganza, purtroppo…è la spinta dell’EGO.

E’ una spinta che tutti siamo abituati a denigrare, a temere, a nascondere.
E’ la spinta che manda avanti, pensiamo, gli istinti peggiori, la voglia di comandare, superare, vincere sugli altri.

Mah…sarà così ?

Non so.
Non voglio.
Non penso.
Non credo.

Credo che le due spinte, come in una leva, possono annullarsi o sommarsi….dipende da come le gestiamo dentro di noi.

Penso che sia giusto capirle, comprenderle (nel semso vero del termine, cioè farle vivere entrambe dentro di noi, farle con-vivere).
Se ci riusciamo, se vinciamo…

Se facciamo sì che coesistano nel nostro vivere quotidiano, ci accorgiamo che la parte imprenditoriale di noi stessi, quella che idea, crea, costruisce, porta avanti, organizza ha la necessità di essere supportata dall’altra, che ci dà la forza di convincerci e convincere, di combattere la stupidità, l’inefficienza e l’inefficacia, la reazione e le reticenze….e di innovare.

Solo con una dose più o meno grande di Ego, i grandi hanno fatto la loro strada.
E per me è grande un padre che difende la sua famiglia contro i soprusi, è grande un figlio che difende la madre, un impiegato che difende un collega, un manager che difende un’idea, un politico che si priva del cibo e dell’acqua pur di attirare attenzione su un problema o su di un idea, appunto.

La forza delle idee….se non c’è dietro una somma di tanti Ego, il progresso non si sostiene, le piccole o grandi rivoluzioni non si fanno.

E allora…?”Cosa c’entra tutto questo con le gonnelle ?”, diranno i miei piccoli lettori…

C’entra , c’entra.

Po meglio….senza l’apostrofo: CENTRA il problema.

Il problema, infatti, nasce quando l’Ego prevale, anche se solo di poco, sull’intelligenza di ciascuno.
Quando il personale viene messo prima del sociale, quando il profitto viene messo prima dell’amore, quando l’IO diventa più importante del NOI.

Quando insomma da SAPERE si passa a SUPPORRE.

E allora crolla tutto, o quasi.
E allora basta una gonnella che passa, una mazzetta che si scambia, un voto che ti aggiunge potere per lasciare tutto, famiglia, azienda, ideali…e correre dietro alla glorificazione del SE’.

Basta questo, per dire che in Iraq ci sono le bombe nascoste, e scatenare un conflitto mondiale di dimensioni epiche.
Basta questo per farsi ungere dal Signore e non riuscire a mantenere la “dritta” della politica.
Basta questo…per farsi sedere sulle ginocchia tre belle ragazze in Sardegna , farsi fotografare e mandare a stendere anni e anni di discorsi sulla fedeltà coniugale, sulla famiglia, sulla serietà imprenditoriale e politica.
Basta questo.
Un pizzico di Ego…più in su della propria intelligenza.

Basta poco….checcevo’ ???

Bah….una risata….vi seppellirà.
Stupido è chi stupido fa.

Forrest.

Elogio della leggerezza

Cosa cercare ?

Non ho tempo, non c’è spazio, mi sento oppresso.

Non ho tempo, soprattutto.
Non ho mai tempo per fare le cose che devo fare.
Non ho tempo per ascoltare le persone che devo ascoltare, per dire le cose che devo dire, per dedicare tempo, appunto, alle mie cose, a chi mi è caro, sia esso sul lavoro o nella vita vera, quella che inizia alle otto di sera e termina alle otto di mattina….più i week end…se e quando va bene.
Perché, non dimentichiamolo, si lavora per vivere…non il contrario.

Non ho spazio.
Non ho spazio per me, per le mie cose, per i miei libri, per la mia famiglia, per i miei hobbies.
Non ho spazio in casa…non ho case a sufficienza...non ho spazi a sufficienza.
Butto via. Butto via tutto…utile, superfluo, caro, banale e prezioso, vecchio e nuovo, piccolo e grande.
Non ho spazio…spesso neanche per i miei pensieri.
La mente è affollata, caotica, restia ad accettare altro, di più, ancora, diverso…
Poiché, non dimentichiamolo, si pensa per vivere…non il contrario.

Mi sento oppresso.
Mi sento pesante, oppresso.
Sento tutte le responsabilità del mondo sulle mie spalle, quasi fossi un mitico ercole che due tre, cinque mondi interi deve trasportare sulle sue spalle.
Mi opprime il lavoro, la famiglia, gli amici….la salute….
Non mi riesce più di gioire delle piccole cose di tutti i giorni, vedo tutto virato da una luce grigia, opaca.
Mi sento oppresso, pesante.E non va bene….
Perché, non dimentichiamolo, la vita deve essere leggerezza…non il contrario.

Vi ci trovate…vi ci immedesimate ?Allora avete bisogno, come me, di una “registrata”.

Allora avete bisogno d’aria.
Di sole, di sorrisi, di tempo, di calma….di serenità.

Sembrerà banale dirlo, ma in realtà è così semplice.

I valori che più di ogni altro ci renderanno felici nel prossimo futuro sono proprio questi: spazio, tempo e leggerezza.

Solo una buona cena con gli amici, non necessariamente “programmata” nei suoi tempi, non “ristretta” nei suoi luoghi e soprattutto “leggera”, non tanto nelle pietanze, quanto nei pensieri e nei sorrisi che aleggiano sopra le forchette ed i bicchieri, solo questa ci ritemprerà da una giornata pesante.
Solo un week-end A COMPUTER SPENTO, senza mail , telefonino e Blackberry, ma solo con amore, libri, giornali e campagna, mare o monti che dir si voglia, ma la’ dove lo sguardo ed il pensiero possono SPAZIARE, dove il tempo si devide da solo, e non l’organizzate voi, dove il sorriso è LEGGERO nei vostri occhi e nella vostra mente…e soprattutto dove l’amore si puo’ esprimere….solo lì, finalmente, vi sentirete felici.

Tempo, spazio e leggerezza.
Solo così si creano i presupposti per parlare ed ascoltare col cuore.
E solo se due cuori si parlano nasce il sentimento.
E solo se nasce il sentimento, arriva la felicità.

Un sorriso.
Lento, ampio….e leggero.

A me non piace Celentano.

Celentano è rock…io no.Allora…:Sto sorvolando la Groenlandia, in questo momento.Mi immagino il Pack, alcune migliaia di metri qui sotto, bianco, eterno ed immacolato…solo qualche orso bianco e qualche foca lasciano impronte…nessun rumore…solo il silenzio…Dunque…:Che a me non sia piaciuto Celentano e la sua trasmissione forse ve l’ho già detto.Che a me non piaccia il rock…beh, non è necessariamente vero…non mi piace il SUO rock.Chi sei tu, caro Adriano, per decidere cosa è Rock e cosa no ?Ho capito che nella tua vita di Rock ne hai fatto, l’hai cantato, interpretato, messo in scena.Ma qui sta proprio il punto…l’hai messo in scena.Come la tua trasmissione…L’hai messa in scena, non fatta veramente.Il tuo bacio, caro il mio Adriano, è COME un Rock…non E’ Rock.E allora “I prefer to twist again , like we did last summer…”O , meglio ancora, preferisco uno slow.Un LENTO, quello che tu tanto deprechi.Leggevo sul Corriere della Sera un bellissimo articolo di Maria Laura Rodotà sull’esaltazione della lentezza come momento di conoscenza, incontro, approfondimento, affetto, amore….Leggevo di come le coppie, quando si incontrano, o perlomeno lo facevano ai tuoi anni, Adriano, non si innamoravano certo con Prosincolinescionalciusol…oh yeah !!…ma con “una Carezza in un Pugno”…Quello è il Celentano che ci ha fatto sognare…quello è quello che abbiamo amato.Quello della Via Gluck, che ancora oggi immaginiamo come un posto… la’ dove c’era l’erba, che oggi c’è….una città…Quello fatto di cose semplici, come il pane, un bicchier di vino, una stretta di mano, un sorriso amico.E tutto questo mi ha fatto pensare.Vedete, io avevo un capo, una volta, che proprio Rock non potrei mai definire…o meglio… lo era, dentro, era duro e puro, esigentissimo con se stesso prima di esigere dagli altri.Velocissimo nella presa di decisione e nella definizione delle tattiche, ma lento, attento, premuroso e quasi maniacale nella stesura delle strategie.Ma aveva una particolarità… di colpo, alle otto, otto e mezza di sera, diventava un altro.O meglio, credo che diventasse un altro, perché spariva…diventava lento.E si dedicava totalmente ai suoi affetti, alla sua famiglia, a sua moglie, ai suoi figli, alla sua casa ed ai suoi sogni….lenti…fatti di tenerezze e sguardi, di consigli e affetto, di attese e trepidazioni, a volte, ma per la vita, quella vera, che non corre mai alla velocità che vuoi tu, ma al suo passo….….sta a te tenerle dietro, seguirla, carezzarla con tenerezza e calore.Beh, questo capo aveva una particolarità: quando doveva riprenderti , lo faceva subito, senza dolcezze o attenzioni particolari, se era per il tuo bene e per il bene della causa.Non è che il suo riprenderti fosse leggero, attenzione…. Sapeva essere aspro, tagliente…quasi doloroso.Ma, in fondo, leggevi il rispetto per il lavoro tuo e degli altri, il calore, la comprensione….insomma …una carezza in un pugno!Quando però doveva correggerti un Modus Operandi, non un pensiero, quando doveva correggerti in qualcosa che avevi fatto, non detto o proposto di fare…allora….allora diventava lento.Ti annunciava il fatto che c’era un problema.Ma …ti teneva sulla griglia, non ti diceva subito cos’era……un po’ per darti il tempo di fare un esame di coscienza……un po’ perché, focoso com’era, forse lui stesso avrebbe detto le cose che ti voleva dire, l’insegnamento o il consiglio che voleva darti, con un tono errato, sopra le righe, distorto dall’emozione o dall’arrabbiatura…E allora…faceva come mi insegnava mia madre…( le avessi dato più ascolto da subito….!) …aspettava.E nel farlo…si faceva violenza. Lui , così immediato, diretto, a volte ruvido.Si faceva violenza e aspettava…che tu avessi il tempo di pensarci, di ragionare.Forse non era neanche del tutto voluto, tutto questo. Ma tant’è…Il consiglio, il rimprovero, la spiegazione…veniva meglio, quando arrivava, più pura, pulita, monda da sensazioni e limpida nella sua essenza.Non per questo, a volte, faceva meno male.Ti faceva sentire in colpa, come si sente un fratello più piccolo che , per fretta, per far bene, ha tradito la fiducia del maggiore, mettendolo magari con il suo comportamento in difficoltà davanti ad altri della famiglia…o ad estranei.Beh…allora, certe volte…è forse meglio essere lenti, caro Adriano.Rock nei pensieri, nei ragionamenti, nelle fantasie… ma lento nella definizione degli atti.Pensare veloce, correre con la fantasia, con l’ingegno, è straordinario.Ma gli atti, invece , vanno pensati…ponderati. Quelli restano.E il primo atto da ponderare è la parola.“Hai la lingua troppo svelta, a volte…” . Sono sempre parole di mia madre.E’ vero, Ma crescendo, sbagliando…si impara.Anche un bulimico di comunicazione come me, puo’ imparare.Un bel tacer…non fu mai scritto.Sante parole.E allora, da ora in poi, dovro’ ricavare un po’ più di silenzio nella mia giornata….nella mia vita.Un silenzio pieno di pensieri, di riflessioni, di incontri, di confronti a due o tre, con la calma necessaria, un buon bicchiere di vino e un buon piatto di pasta.Perché “ un’idea, un concetto, un’idea, finchè resta un’idea…è soltanto un’astrazione….se potessi mangiare un’idea…avrei fatto la mia….rivoluzione.”E allora a cena andiamo…con il silenzio pieno d’amore, di rispetto, di attenzione per se stessi e per gli altri, sia uno o siano molti che si siedono alla tua mensa.E non ci saranno più, in quei momenti, “cose più importanti da fare”…Sarà importante quello che si sta facendo in quel momento, poco o tanto che sia…Sarà importante la persona con cui si sarà e il rispetto per quello che si ha da condividere.Sarà una cena bellissima. Una tappa importante…per poi ripartire di corsa.Per questo non mi piace Celentano.. . per questo non mi piace tutto il rumore che fa.Da oggi me lo scrivo in NERETTO…: il rumore è Rock…il silenzio è lento…….ma resta d’oro.

La ricerca della felicità

La ricerca della felicità.Siamo uomini o caporali ?La domanda sorge spontanea.Siamo una pedina di un esercito informe e guerriero che sposa la causa suprema del prodotto e del denaro……o siamo persone, ognuna con la sua diversità e il suo percorso individuale di vita, piccoli diogene che cercano l’illusione possibile della felicità terrena ?Non so, …non credo, ….ho dei dubbi.Funziona così:Capitolo primo.1) Esistono le Aziende, quelle con la A maiuscola, le DITTE, come le chiamava mia nonna.2) Le Ditte le fanno quelli che hanno i soldi3) Le ditte hanno un padrone, un “capotimondo”, come diceva Kubrick, un “Dittatore”…appunto4) Il Dittatore, o Padrone, lavora con i soldi per produrre prodotti5) Per produrre prodotti al bisogno di “sottoposti”, “dipendenti”, capitanati da un “capotipersonale”.6) Il Capotipersonale ordina, impone, come pure il Padrone, di produrre prodotti….7) I prodotti devono essere venduti…8) …per fare soldi, sempre più soldi.In sostanza…il potere….con i soldi…genera altri soldi…che generano potere.Quello che in termine tecnico si definisce un “circolo vizioso”…e che io preferisco definire uma sega mentale…una pericolosissima sega mentale.Capitolo secondo.1) esistono le “imprese” (intra-presae)2) Le Imprese le fanno quelli che hanno le idee3) Le imprese hanno un leader, un “idealista”, un “imprenditore”…appunto4) L’Imprenditore lavora alla sua idea per generare altre idee5) Per generare altre idee, ha bisogno di gente, di persone, organizzate, coordinate e gestite, in organizzazioni più o meno complesse, da un “Responsabile delle Risorse Umane”6) Il Responsabile, che ha appunto questo enorme task di essere “responsabile”, “coach”, “gestore” della più importante risorsa che l’impresa ha, organizza la gente in modo da generare idee.7) La gente si parla, collabora, intra-prende e com-prende, si relaziona…insomma …COMUNICA.8) Alla fine, l’Impresa genera persone migliori, più realizzate, più felici…che, possibilmente, hanno clienti, lettori, elettori, corrispondenti, controparti …anch’esse più soddisfatte…più felici.In sostanza….l’impresa…con le idee….genera altre idee…che danno felicità.Un circolo “virtuoso”, lavorare insieme alla ricerca di un mondo migliore.La lotta è questa. La lotta è dura.E’ un incontro all’ultimo colpo, un corpo a corpo senza tregua, una lotta senza quartiere tra due modi completamente diversi di intendere il lavoro, l’organizzazione sociale….la vita.Una lotta che non avrà forse mai fine….il mondo ne uscirà dilaniato.Ma una cosa è già certa…Io non so chi vincerà…io non so chi prevarrà….Certo , ho delle speranze…e lottero’ finchè campo perché l’ideale prevalga sul soldo.Ma una certezza ce l’ho…uno dei due circoli produce soldi….l’altro felicità…E se è vero che i primi non danno la seconda…Beh…La risposta a chi, vivendo, lottando ogni giorno sta meglio dei due…ve la siete già data da soli.Meditate, gente, ….meditate.

Caro Oliviero...

Caro Oliviero…stavolta no.Caro Oliviero…Mi dispiace. Mi dispiace molto.Questa è una lettera che non avrei mai voluto scrivere.Mi ricordo i tempi gloriosi delle tue lotte vere, sincere, credevo e credo, contro la guerra, la tirannia, l’Aids, lo sfruttamento minorile, il pregiudizio, il razzismo.Ricordo suore che baciano preti, macchie di sangue sulla pagina bianca, malati di Aids nel letto di morte…Ricordo temi alti, importanti, affrontati con quello che ho sempre ritenuto coraggio e sfrontatezza, spavalderia e coscienza di essere nel giusto, crudezza e verità, come solo le grandi cause ti permettono di fare.Ricordo un imprenditore che credette in te e ti lasciò “correre per i prati della creatività”, costruire una cattedrale delle idee in un paesino sperduto del veneto, chiamare un grande architetto come Tadao Ando e investire in quella che sarebbe diventata una delle strutture più visionarie della creatività moderna, l’Università del pensiero laterale, un inno alla trasgressione creativa: Fabrica.Ricordo anche tue lotte personali, accanto a Paolo Landi, per dire e far dire, per togliere censure e cerotti sulla bocca, fasce e prosciutti dagli occhi, tappi dalle orecchie.Ci hai fatto credere…ci hai fatto sperare….ci hai fatto sognare….E adesso ?Due mani, con rispetto parlando, sui coglioni.Due uomini che si toccano.Ma perché ?Ma per chi ?Ma per cosa ?…La creatività pubblicitaria è veramente precipitata così in basso ? O ti sei rincretinito ?Hai bisogno di scioccare per scioccare ? Di stupire per stupire ?Ma dai…non è da te !Due mani sui coglioni…anche brutta, poi.Ma perché…essere gay si rappresenta così, oggi ?La normalità dell’omosessualità si palesa attraverso il cattivo gusto, ostentato, raccontato, sparato sui muri di mezza Italia ?No, ragazzi, no!!!Hai mai visto un omosessuale comportarsi così ? Forse ai tempi dell’Università, tra cappelli a punta e canzonacce ci si toccava lì…Forse tra maschietti in necessità di esposizione virile….certo non tra gay !Mi stupisce la tua mancanza di sensibilità, poi… L’omosessualità , in un mondo civile, dovrebbe rappresentare una “normale diversità”…bianchi, neri, …alti, bassi…magri grassi….eterosessuali,omosessuali…che differenza c’è ? O meglio , c’è differenza……ma chi se ne frega, veramente ?Questo è un mondo civile.Questo è il modo di rappresentare il “diverso”, l’”altro da sé”.Questo è il modo di viverlo, ogni giorno, per non fomentare discussioni, paure , fobie, lotte, guerre di religione, sesso,colore e razza.Proprio tu…proprio tu…Sai cos’è il peggio ?Che proprio da te, non ce lo aspettavamo.Ma non tanto per la provocazione, non tanto per il pugno nello stomaco (pugno?….bah….)Non tanto per il tono, il modo e il tempo.Ma non ci aspettavamo da te una campagna pubblicitaria che, purtroppo, non posso che definire in un solo modo, nel modo opposto, contrario e divergente da tutte le regole basilari di ogni buona comunicazione pubblicitaria e di ogni campagna: VECCHIA.Ecco, è una campagna vecchia. Anni ’80, già vista, scontata….inutile.Non è da te, Oliviero.Destati…cammina….!Riparti.Con affetto…Un amico di sempre.Forrest.


PS.: scusa…tra l’altro…non ho neanche capito….ma che prodotto è ? scarpe ? Divani ? Vestiti ? …boh ?!…Mi sa che giro pagina.

Il marketing dell'Amore

Dall'amore per il marketing...al marketing dell'amore.Per tanti anni, almeno dal 1960 al 2000, quarant'anni della nostra storia, l'amore per il marketing è stato il tema dominante incontrastato delle nostre università, delle nostre aziende, dei nostri discorsi lavorativi e non.Kotler e compagnia ci hanno, appunto, tenuto compagnia ed affiancato in ogni nostra azione...prodotto, distribizione, prezzo e promozione sono state le variabili dominanti....Ma tutto questo, a che fine ?Vendere !, diranno i nostri piccoli lettori. Ebbene, vendere, dico io, non è tutto....bisogna anche comperare...Che non è solo l'altra faccia della medaglia: é un modo innovativo di vedere il commercio, il mondo, la vita.Dall'amore per il marketing si sta infatti passando al marketing dell'amore.E detto così, puo' sembrare un'eresia: come, parlare di marketing della cosa più pura, intonsa, intoccabile e sacra che l'uomo ha...l'amore...Eppure...Ho letto giorni fa su questo giornale un bell'articolo di un eminente filosofo che ci raccontava come la "affluent society", come la chiama John Kenneth Galbraith, la nostra società moderna, affluente, appunto, cioè ricca, non sia felice....e fin qui, niente di male...lo diceva già un signore che si chiamava Gesu' Cristo, che i soldi non fanno la felicità...e poi l'ha detto un signore che si chiamava Creso, un'altro che si chiamava Francesco da Assisi, un altro che si chiamava Gandhi...e lo dice anche mia mamma..."'sta tento...no Xe i schei che te fa soridar"...e vabbè tutti gli altri...ma se lo dice la mamma...bisogna considerare seriamente la faccenda.Allora...consideriamola:Uno dei miei ultimi incarichi lavorativi riguardava un'azienda di beni di lusso....Già il temine...beni di lusso...antipatico e pomposo...molto meglio "luxury goods", all'inglese. Chissà perchè, gli inglesi dicono sempre le stesse quattro scemenze che diciamo noi...ma loro "suonano" sempre meglio...non parliamo del francese, poi..."LUX" suona come luce, chiara, bella, splendente...."lusso"...come una crema per le scarpe...nera...funerea...Bah...le lingue...Ma non divaghiamo: Beni di lusso...e siccome erano vestitini, scarpette e borsette, come li chiamo io, allora tutti giù a dirmi "ah, che invidia, fai la moda, il magico mondo della moda !!!".Bah...non so cosa ci sia di così magico in quattro stringhe, due fibbie e due cashmerini...ma tant'è...la pensano così.E poi tutti che si sbagliano...io non faccio moda...lavoro nel lusso !!Però, se la pensano così, mi sono detto, una ragione ci sarà.......l'ho cercata.......l'ho trovata.......e adesso ve la scrivo:Cominciamo da....:"la differenza tra lusso e moda."Cos'è la moda ?...a me viene da descriverla così: é moda...un prodotto....comperato...da un target...per sembrare...quello che uno stilista...ha deciso che tu devi essere...e appartenere così ad un gruppo di persone altro da te che si identifica tutto nello stesso stereotipo...chiamato, appunto, moda....Un modo di essere.Cos'è invece il lusso ?...il lusso, credo io...: è un bene ( non un prodotto)...acquisito ( non comperato, attenzione alla sottile differenza: il prezzo non è una variabile importante nel momento dell'atto d'acquisto)...da una persona ( non da un target...bisogna convincere uno a uno i nostri "clienti"...non ispirare un gruppo di "consumatori") per sentirsi bene con sè stessi ( e non per "sembrare"...e qui sta la VERA differenza...è per sè che lo si fa...ma ci torneremo sopra). Nel lusso lo stilista non conta: è la marca che fa la differenza, che fa da garanzia, che ci colpisce e spinge...non la "griffe".E poi la "diversità" dalla massa, fa lusso, non l'appartenenza...il "per pochi" ne non "per tutti"...l'esclusività.Il prezzo...è una variabile poco interessante, invece.Tutti dicono "è caro, è di lusso...": errore !Forse che una notte nella suite del Des Bains a Venezia non è cara?...ma è "di lusso"per Mr. Rockfeller ?....I don't think so!A meno che...non abbia la sua donna accanto, una bella serata davanti...una bottiglia di champagne...il tempo per apprezzarla..Ecco, il tempo...in questo caso, per Mr. Rockfeller, il lusso è il tempo da poter dedicare a questa serata, non il costo !E' lusso, infatti, tutto cio' che di solito non puoi fare...e che quella volta ti puoi permettere.Conosco molte persone perbene per cui un lusso è poter andare con la famiglia al cinema e a mangiare una pizza il venerdì...e non è forse quello allora lusso vero ?Lusso è dividere un momento speciale con chi si ama. Neanche un diamante è lusso se non c'è dietro qualcuno che te lo regala.E allora...finiamola con l'amore per il marketing....passiamo tutti al marketing dell'amore!E, credetemi, non è una frase da esaltati: l'amore puo' veramente cambiare il nostro modo di pensare i prodotti, i servizi, la politica, la vita sociale....pensiero non nuovo, credo...un po' dei signori prima citati ci avevano già pensato....mia mamma compresa!Mia mamma mi ha sempre detto..."..no sta magnar sta supa se no la Xe fata con amor: no la sa de 'gnente !" ...non mangiare una minestra se non è fatta con amore: non sa di niente !...e ricordate film importanti come "come l'acqua per il cioccolato" o romanzi come quello di Manuel Vasquez Montalban...dove la cucina e l'amore vanno insieme a braccetto...ma ci vuole amore!...Le più belle cene della mia vita le ho fatte con la persona che mi sta vicino da tanti anni, in Sicilia.Non c'è terra al mondo che sappia meglio esprimere il concetto di amore a tavola, per la tavola e attorno alla tavola.Cene straordinarie, dove pensieri e parole si intrecciavano con paste alle sarde e tonni in salmoriglio, discussioni di amori e di figli si addolcivano con paste alle mandorle, cassate e granite al caffè con panna, discorsi d'affari e di soldi venivano innaffiati da splendidi vini che portano nomi buffi come "grillo" e "cerasuolo".Ebbene, qual'era la differenza tra quelle cene e le stesse a Milano ? Il tempo che ci si dedicava, la passione, l'attenzione...insomma l'amore.E tutto riusciva meglio: la pasta 'cu pomotorini rustuti era più buona, le sarde a beccafico da lasciar senza fiato...il maiale in gelatina 'na poesia...il gelo di cocomero 'na sinfonia...il gelato poi....resuscitava i morti.E gli affari, con il sorriso, andavano bene: si parlava di terreni, di ristrutturare case a Modica, di prendere qualcosa al mare..insomma...della vita.Ma lo si faceva con amore.E allora...teorizziamola questa cosa, e diamogli un nome: il marketing dell'amore.Perchè l'amore deve avere una sua connotazione in un prodotto, che deve appunto per funzionare essere fatto "con amore".Poco è importante se il prodotto è fisico...una scarpa, una borsetta, un'automobile...qundo mai, oggi, abbiamo "bisogno" di quella cravatta o di quel paio di scarpe...o tantomeno di quell'automobile....Li comperiamo perchè "ci piacciono" più degli altri....e in questo "ci piacciono" non c'è forse la chiave di tutto quello che stamo dicendo ?Il gesto di tirare fuori un portafogli, aprirlo, e scegliere il prodotto A piuttosto che B dal lineare del supermercato non è forse un gesto d'amore ?Allibite, perbenisti, allibite !!!Ma chi meglio di un artigiano, che confeziona il suo prodotto con infinito amore per la propria professionalità, la propria famiglia che deve mantenere, il proprio negozio di cui deve pagare le ultime rate...e perchè no, anche del suo beneamato cliente...sa che quello che dico...il suo senso ce l'ha.Come ha senso dire che con lo stesso amore si possono confezionare, oltre ai prodotti fisici, i servizi, le idee, la politica.Forse che non si ha bisogno della politica dell'amore ?Sempre mia mamma "...xe schei, Forresss (in veneto, Forrest se dise cussì)...i politici i fa tuto solo pai schei !"...i soldi...quale accusa più terribile di una donna di Verona ...i soldi...fanno tutto per i soldi....ma la Polis dov'è finita ? L'amore per la Democrazia, per la gente, per il lavoro e l'organizzazione sociale...?...vabbè..non divaghiamo e torniamo a noi.Un prodotto, nel marketing dell'amore, va confezionato, appunto, con amore.Ma va anche prezzato il giusto. Un tale prodotto costa fatica, dedizione, attenzione... non può avere un prezzo qualsiasi...avrà un prezzo che tutto questo amore racchiuda.E la distribuzione ? Dovrà essere anch'essa calda, vicina. Il marketing dell'amore imporrà alle aziende che si rivolgono alle comunità (e non ai gruppi) che si avvicinano a questi prodotti di coccolare il proprio cliente un sistemi di distribuzione caldi, accoglienti, pensati per un cliente "amoroso", appunto....dove l'esperienza dell'acquisto si unica ed irripetibile...e dove si ritorni volentieri. Non è forse questo quello che dicono i più recenti testi di CRM ?E infine la promozione....vabbè ...provateci 'sta volta a fare i furbetti, a vendere pan per focaccia !!! A Camogli vi "sgamano" subito, come si dice a Milano...il pane è pane...la focaccia...è un'altra cosa!La nuova comunicazione ( visto che da anni dico e scrivo che la "pubblicità" da sola è morta) è fatta di creazione di MITO ( e non di IMMAGINE, di avvicinamento alla COMMUNITY di riferimento ( e non al TARGET ) , di convincimento e non di stupore, di calore e non di shock.La nuova comunicazione è fatta di gente che pensi prima di parlare, che dica "affetto" e non "desirability", che dica "convinzione" e non "buy-into"...che faccia lavorare il lato destro del cervello e poi, solo poi, quello sinistro...Insomma, che lavori e viva con Intelligenza Emotiva...come una cara, non più giovanissima signora fiorentina ama continuamente ripetermi..."agisca con intelligenza...ma non dimentichi il cuore !"….vi giro il pensiero.…con affetto.Forrest

basta col made in Italy

Basta col Made in Italy…E’ ora del Thought in Italy.Allora….Se c’è una cosa che è certa, è che ci stanno fregando sul tempo.Inutile negarselo e negarlo…dapprima i giapponesi, e ora coreani, cinesi, indiani e quant’altri ci stanno fregando sul terreno della competitività, del time to market, del rapporto qualità prezzo.Abbiamo il nostro bel dire a riempirci la bocca di parole come dazi, limiti, gabelle….Il mondo è uno, ragazzi, non puoi chiudere le frontiere!E anche la pur giusta considerazione che in quei paesi le leggi sono molto più permissive, i sindacati inesistenti, le regole sulla sicurezza sul lavoro ridicole…lasciano il tempo che trovano…Tant’è…a casa mia sta iniziando a entrare la seta cinese, fra un po’ entrerà l’aspirapolvere, il computer , l’automobile…e via così.E allora ? Che fare ?Beh…intanto, se questi “corrono” più di noi, buona regola di buon senso dice di provare a vedere se, visto che corrono così, riusciamo ad attaccarci a loro.Invece di combattere contro chi ha più munizioni e “banda” di noi…proviamo a vedere se, su basi serie e precise, si riesce a costruire delle alleanze, della cooperazione.Anche loro, in fondo, non conoscono la lingua, gli usi, il territorio…hanni isogno di “interpreti”, “guide”, “Virgili”….E poi…facciamo anche noi lo stesso da loro, entriamo in questi straordinari mercati fatti di milioni di persone che aspettano i nostri prodotti e i nostri marchi …Facile ?No, certo…Bisogna alzarsi dalla comoda poltrona di casa nostra, dove finora ci siamo rintanati, e andare sul campo di battaglia…come hanno fatto gli Zegna, i Ferragamo, come dovrebbero fare tutti quelli che hanno un marchio di “valore” da vendere attraverso i loro prodotti.Ed è proprio qui che cambia la logica…fino ad oggi abbiamo venduto prodotti con un marchio sopra….e su questo campo, ora, siamo quasi sconfitti.Perché devo comperare una straordinaria lavastoviglie italiana a 500 Euro quando una coreana con 10.000 diavolerie in più mi costa 400 degli stessi euro ?Per la sua qualità ?Perché è fatta in Italia ?…ma cos’è…siamo tornati agli anni 30 e al “compra italiano per il bene della patria” ? …suvvia, è passato il millennio !E allora perché dovrebbero comperare i nostri prodotti in Cina, in India, in Giappone , in Corea ?Beh…per la stessa ragione che comperano Louis Vuitton, Chanel, Maserati, Ferrari, e chi più ne ha più ne metta….perché i nostri prodotti non sono (e in realtà non sempre e totalmente lo sono) FATTI in Italia…ma sono certamente PENSATI da noi.Non è certo solo la qualità dei prodotti cheil mondo ci invidia….quella è la base di ogni business…Ma il vero valore aggiunto della pizza napoletana, della pasta italiana, del caffè nostrano, delle automobili sportive, dei vestiti di firma, delle scarpe, dell’olio e del vino…non è il loro contenuto organolettico, non è il loro peso, la loro resistenza all’uso, il loro rapporto qualità/ prezzo…No.Indiani, Cinesi, Giapponesi e Coreani comperano la stessa cosa che hanno comperato per decenni Americani, Francesi, Inglesi, Tedeschi e Australiani…Attraverso i nostri prodotti, comperano il nostro sole, i sorrisi delle nostre donne, il cuore vibrante dei nostri uomini, il sapore del nostro mare e della nostra terra, …insomma…comperano quello che con una straordinaria parola italiana definiamo con un lemma che dice in un colpo solo colore, musica, sole, sorriso, pace, felicità….l’Italia è pane, amore e….FANTASIA.E allora vendiamogliela cara questa nostra FANTASIA, portiamogli la nostra anima, ma siamone consci…ricordiamocene il valore.E smettiamola di riempirci la bocca di Made in Italy…..Viva il Tought in Italy….viva la Fantasia imprenditoriale di chi ogni giorno, in questo fantastico paese, come diceva Giorgio Gaber…”mangia” la sua idea.Solo con il cuore ce la faremo.Solo così vinceremo la sfida.

il giardiniere

Allora….…a volte mi chiamano Direttore.Ma io non lo sono.Io non sono DIRETTORE di nulla.... sono Responsabile.Responsabile della Comunicazione di questi beneamati brands.Vi rendete conto...responsabile...un peso pazzesco.Li devo nutrire, portare avanti, aiutare, curare...supportare e difendere.I brands sono come alberi...se non li curi, li poti, li indirizzi...crescono storti..crescono male.Ecco,...voi siete i padroni dell'orto....io sono il giardiniere.Ed è per questo che mi sto scusando....certe volte...i giardinieri hanno le mani callose, la risposta pronta....forse troppo pronta... il "becco", come si dice a Milano, di rispondere anche ai padroni dell'orto o del giardino...ma è solo perchè loro , i giardinieri, hanno la presunzione ( e certe volte lo è ) di saperne di più di come si fanno crescere bene le piante.A loro, della conduzione della casa interessa poco....vogliono solo che chi viene si trovi a suo agio, inviti gli amici ed i parenti, sotto quel fico o in fianco a quella Magnolia.E quando gli ospiti dicono "ma che bei fiori !!! siete veramente bravi a tenere il giardino !!!" ...e lo dicono, gli ospiti, ai padroni di casa...loro, nascosti dietro un tronco, sorridono. E sono contenti...ma non solo per se stessi...sono contenti per i padroni, perchè hanno fatto bella figura.Ecco, io sono così.Sono burbero, fantasista e fantasioso, certe volte aspro...ma solo perchè non c'è tempo...bisogna portare acqua, mettere concime, rifornirsi tutti dalla stessa serra, quella che costa meno non perchè sia più sfigata, ma perchè da li' comperiamo più piante...E poi...un buon giardiniere sa bene che nelle ville di Camogli, in quelle Siciliane ed in quelle in Costa Azzurra o in California...crescono in realtà le stesse piante. A volte si chiamano con nomi diversi, a volte sono varietà leggermente adattate al territorio, ma , in fondo, sono sempre limoni, azalee, magnolie e gardenie....solo che le chiamano diverse...Questo è il punto.Poi, un buon giardiniere, per fare bene il suo mestiere, deve conoscere bene i padroni di casa, quelli originari, e gli affittuari.Deve ottemperare agli ordini dei primi...e supportare le esigenze dei secondi.E infine...pur avendo molti giardini da curare, deve comunque far sentire la sua presenza...dappertutto.Magari, certe volte delegando i suoi assistenti giardinieri, altre invece partecipando di persona.Credetemi...il mio mestiere mi dicono che lo conosco bene...... ma proprio per questo, una cosa la so....Ci possiamo mettere tutta l’attenzione, tutto l’affetto, tutto il calore che vogliamo…ma in un’azienza i padroni di casa sanno bene che c’è una cosa senza la quale le piante non fioriranno mai:è la Collaborazione, la Coesione, la volontà di lavorare in squadra per perseguire uno stesso obbiettivo, stanchi, a volte, ma col sorriso di chi si “sente bene”, di chi ha attorno un giardino curato, amoroso, dove non ci sono “dipendenti”, ma “risorse umane”, dove ognuno è responsabile del proprio pezzo di giardino e non del proprio orto, insomma un giardino curato e da far crescere con amore.Molti mi diranno che non c’è un giardino così…io non lo credo.Non credo che stiamo cercando il paradiso perduto di Milton, non credo sia il giardino dell’Eden.Credo che una cosa pero’ ci voglia, nelle aziende come nella vita vera, per far crescere i frutti:“Per fare un albero….ci vuole il sole…..”(S. Endrigo)Con affetto….Con rispetto…Per dispetto…….lo ammetto.

La rivincita del target

TARGET.: sostantivo singolare e chissaperchè maschile.Da sempre, target è sinonimo di bersaglio, di caccia, di oggetto da bombardare, colpire, La rivincita del target.annientare, annichilire.Target delle bombe dei più importanti conflitti mondiali sono state Berlino, Nagasaki, Hiroshima, Pearl Harbour…target doveva essere la baia dei Porci, a Cuba.Ecco perché non ho mai capito perché il marketing abbia preso a sinonimo del suo essere “grande ordinatore” delle nostre menti aziendali questo termine.Quasi come se il mondo fosse una continua guerra, anche quello commerciale, ….quasi come se ci dovssere essere per forza dei feriti dei contusi, del sangue sparso, delle membra dilaniate…Boh….continuo a non capire.Già a parte vi ho parlato della differenza di interpretazione dell’impresa che c’è tra imprenditori e Direttori/Dittatori….…forse una volta di più…il paragone viene bene!Lasciano morti e feriti su strada….le Ditte…non le Imprese!E quelli che si immaginano i concorrenti come sanguinanti, con le viscere di fuori, bruciati dal fuoco del Napalm neanche il mercato fusse un’ennesima Apocalypse now….sono i Direttori/Dittatori, non gli imprenditori.Allora….ecco la confusione: in tutto questo loro sterminare, attaccare, targettizzare,….insomma…in tutto questo loro teorizzare ferocia commerciale…hanno esagerato: si sono ammazzati anche il target, il povero consumatore consunto che, stanco di essere “bersaglio” di messaggi televisivi insistenti e persistenti, per dir poco, di affissioni opprimenti, di pagine di giornale dittatoriali….si sono rifugiati su Internet…la sola , vera oasi faunistica del consumatore/cliente terrorizzato e frastornato dal bombardamento pubblicitario.E qui, nella oasi faunistica WEB, il cliente ha invece iniziato a trovarsi bene, a mangiare, a rifocillarsi, rivivere delle esperienze che pensava perdute, fatte di scambio di informazioni, di relazione, di gentilezza, di “mi scusi” e di “mi permetto di suggerirle”…invece di “YOU have to…”.Insomma…ha cominciato a sentirsi “persona”….”one”…di fronte a “one”…., “one” di fronte a molti….molti di fronte a uno….molti di fronte a molti.Ed ha iniziato a ritirare su la testa, contro le Nike, le Procter e le Lever, se non sono corrette nelle loro procedure e nella qualità dei loro prodotti, contro le Ford, le Fiat, le Renault, se non mantengono le promesse fatte….contro le Parmalat, le Banche Popolari di Lodi e la Cirio…se si è sentito preso in giro.Per non parlare delle Nestlè, delle Shell, delle Microsoft….etc.etc.etc….Insomma…il consumatore consunto, target immarcescibile dei bombardamenti pubblicitari….ha cominciato a ridestarsi, rinvispirsi…e rispondere.E la sua risposta è stata talmente secca che hanno cominciato a tremare i muri delle conglomerate, delle multinazionali…e perfino dei governi.La risposta , infatti, potrebbe mettere in crisi il sistema costituito ! Potrebbe cioè privarci, noi ditte, dell’unica, vera, sempiterna ragione di vita: il profitto!….il soldo!E allora….RIVOLUZIONE!….Contro chi cerca di controllare il WEB e chi ci scrive…e contro le aziende che , non accettando il dialogo, continuano a bombardarci di pura pubblicità….senza accettare il contraddittorio.Rivoluzione dell’individuo…che finalmente, grazie al WEB…non ha più bisogno di sentirsi “proporre” da venditori astuti allettanti promesse di prodotto: il prodotto se lo cerca, se lo legge, se lo vede, ne prenota una prova su strada o se ne fa inviare un campione.Decide lui se, quando, come e perché…e si riappropria del proprio giudizio, sconfiggendo anche la subdola arma in mano ai Direttori Marketing utile spesso a far finta di rispondere alle esigenze dei consumatori, utile in realtà a far valere in azienda le proprie idee….l’arma della “ricerca di Mercato”.Da oggi…la ricerca di mercato la tornano a fare loro…i clienti: su Google, Yahoo, Virgilio e quant’altri…Quando vogliono.Perché vogliono.Solo SE vogliono.E’ la rivincita del Target…Il target muore con l’amore per il marketing ….…con il Marketing dell’amore….trionfa l’individuo: il cliente.

# posted by forrest gump @ 9:47 AM 37 comments links to this post

bugiarda di una Vespa

Dunque....


Virgolette:

Credo che una delle occasioni più importanti nella mia vita lavorativa mi sia capitata quando la Spett.le Piaggio ha avuto il coraggio e l'ardire di scegliere una persona come me per continuare nello straordinario lavoro di costruire con la comunicazione l'immagine di un mito di ieri, di oggi e di domani : la Vespa.
Un lavoro difficilissimo.
Pieno di rischi e di trabocchetti.
La Vespa, infatti, non è oggetto di comunicazione: è soggetto vivo, reale, presente, esempio di come un prodotto possa essere comunicatore di se stesso.
E pertanto, raccontarlo, evidenziarlo, promuoverlo può essere un mestiere difficile e pericoloso: dove si tocca si sbaglia.
Qualsiasi cosa si fa, puo' essere un danno.
E allora, direte voi, meglio non far nulla....ma questo non è nelle mie corde.
Nello sfogliare le pagine di questo libro, è facile accorgersi di come tutto o quasi sia stato fatto: film, poster, sponsorizzazioni, product placement e chi più ne ha più ne metta...persino un
fantastico museo a Pontedera dedicato alla storia della nostra.
Quindi l'impresa è e sarà ardua...continuare a reinterpretare il mito, renderlo attuale ogni giorno, farlo correre nella fantagia collettiva come ha corso in tutti questi ultimi sessant'anni....Già...sessant'anni...e non li dimostra, la Signora Vespa!
...perchè di Signora si tratta, con le sue curve, la sua armonia, il sorriso del suo unico faro...una vera signora.
E allora...come tutte le Signore che si rispettano...ho deciso che aveva bisogno di una sola cosa: di essere amata.
E ho cominciato a farle la corte, a invitarla fuori per conoscerla meglio, a frequentare i suoi amici (dai nomi altisonanti come Beverly, Liberty, Ciao, e tanti altri), a invitarla a cena...e ..piano piano...si è scoperta, si è fatta conoscere...si è un po' affezionata a me...e mi ha concesso di corteggiarla.
Il problema vero è che, a questo punto, è venuto fuori il suo carattere: veloce, scattante, preciso, ma anche cittadino, un po' snob, civettuolo e irridente...ma mai scortese. Un carattere fatto di stile, disegno originale, colori accattivanti, italianità, sorrisi...insomma, in una parola , forse la più bella parola del vocabolario italiano, fatto di ciò che di più italiano non cè....la FANTASIA.

Un bel caratterino...ma tant'è...!

E allora, di fronte a tanti fotografi che la volevano ritrarre, artisti che la volevano disegnare, feste che la volevano celebrare...mi sono persino un po' ingelosito. Ma lei è stata straordinaria, sempre disponibile, carina, gentile con tutti, mai altezzosa o diveggiante...eppure...di dive ne aveva caricate chissà quante sul suo sellino !
Insomma...volevo conquistarla..e mi ha conquistato...e allora ho capito il segreto: non bastava promuoverla, pubblicizzarla...per non sbagliare...bisognava amarla !
Ed è incominciato un innamoramento fatto di sguardi, di sorrisi, di ammiccamenti...insomma...una vera storia d'amore.

Il problema da allora è uno solo...come non essere geloso dei milioni di pretendenti che , in tutto il mondo, ogni giorno le montano in sella!

Ma lei mi guarda, mi sorride e mi rassicura..."non ti preoccupare...saro' solo tua"...

...bugiarda di una Vespa!.

Chiuse le virgolette.